Quest’anno Mike Bongiorno avrebbe compiuto cent’anni. Milano lo celebra con una mostra a Palazzo Reale fino a novembre. Inevitabile che la televisione facesse altrettanto. Due sole puntate per raccontarlo sono bastate alla fiction “Mike” per dare un ritratto coinvolgente e veritiero del mitico presentatore. Un omaggio voluto dalla Rai e dalla famiglia, ma che è stato seguitissimo ed è piaciuto a molti. In forma di una lunga intervista con numerosi flashback, la fiction, con la regia di Giuseppe Bonito, ha avuto come protagonista Claudio Gioè, davvero convincente a rendere il personaggio, anche se non particolarmente somigliante. Ad affiancarlo un cast di volti noti del piccolo schermo. Da Elia Nuzzolo nel ruolo di Mike giovane a Tomas Arena in quella del padre nel periodo newyorkese, da Valentina Romani come Daniela Zuccoli a Paolo Pierobon nella parte dell’intervistatore e a Massimo De Lorenzo nei panni di Vittorio Veltroni, il dirigente Rai, prematuramente scomparso, che tanta parte ebbe nella carriera di Mike.
Molto apprezzata l’interpretazione di Gioè (nella foto, tratta da YouTube), che dice di aver cercato di non cadere mai nell’imitazione, che poteva confondere il pubblico e non essere giusta nei confronti di Bongiorno. Questo ha comportato un lungo studio di preparazione per cercare di imitarne i gesti, senza caricarli. Come per esempio in trasmissione o nell’intervista quel togliersi ogni tanto gli occhiali e tenerli in mano. Occhiali che sono pressoché identici a quelli indossati dal presentatore grazie ai ricordi della moglie Daniela e alla collaborazione di Ottica Reverchon, di cui sarebbe diventato cliente anni più tardi, che ha fornito ai costumisti Rai i bellissimi modelli vintage, metallici con grandi lenti leggermente colorate. D’altra parte gli occhiali sono stati importanti per il presentatore, raramente se ne separava. Ma non solo, Mike ha avuto un forte legame con i Reverchon, ai quali lo accomunava anche una grande passione per la montagna. Per non parlare poi delle luminarie natalizie nell’anno della sua scomparsa, nel quartiere milanese del Lorenteggio. Oltre alle scritte luminose delle sue parole clou come “Allegria” e “Amici ascoltatori”, anche dei grandi occhiali copia ingigantita di quelli che portava.