“Volendo essere molto sintetici, i frattali servono a trovare una nuova rappresentazione che parta dall'idea di base che il piccolo in natura non è nient'altro che una copia del grande. La mia convinzione è che i frattali saranno presto impiegati nella comprensione dei processi neurali, la mente umana sarà la loro nuova frontiera”. Questo, tra l’altro, affermò il geniale matematico polacco morto nel 2010 a Cambridge Benoit Mandelbroit, nella sua Lectio Magistralis del 13 novembre 2007 all’Università degli Studi di Bari, in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Medicina. La matematica frattale, da lui scoperta e introdotta nel mondo accademico e scientifico, ha permesso di superare la logica euclidea. Ingrandendo una qualunque parte di un oggetto si ottiene una figura simile all’intero: le coste, le nuvole, i cristalli di ghiaccio, i broccoli ne sono l’esempio.
Ma anche “comunità” è un concetto frattale: una comunità si può comporre di singoli individui indipendenti e atomizzati come di piccole o grandi collettività integrate e armonizzate fra loro, in grado di formare i territori che costituiscono poi le società nazionali e internazionali. Il concetto frattale di comunità custodisce le uguaglianze e le differenze, le dissonanze e le uniformità. Si tratta di un concetto attraverso il quale si può praticare un’idea non retorica di solidarietà e di progresso, convivendo nel rispetto delle differenze.
Mido, che si apre il prossimo 8 febbraio a Milano, è certamente un’opulenta mostra di novità oftalmiche, una seducente bacheca di moda, un’invidiata platea di abbaglianti strumenti. Ma è anche un brulicante teatro frattale dove con zelo minuzioso e articolato associazioni e gruppi, circoli e federazioni, società diverse contessono e compongono la realtà che noi siamo: in oltre 50 anni Mido ha saputo farsi focus e riferimento di categorie differenti e parallele, nonché ribalta di composizione di conflitti di competenze. Minuscoli antagonismi corporativi, spesso condominiali, dovrebbero saper prendere esempio.
Sergio Cappa
