Come in Italia manchi ancora una cultura strutturata della prevenzione visiva in generale lo ha evidenziato Giuseppe Scarpa, direttore di Oculistica e del Dipartimento di Chirurgie Specialistiche dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso, nel corso dell’evento interdisciplinare promosso da EssilorLuxottica a Mestre il 21 ottobre sulla miopia pediatrica (nella foto): questo rappresenta un nodo scorsoio sul tema della prevenzione visiva giovanile. I miopi della mia epoca, che sono cresciuti con il televisore sul carrello del salotto e avevano come Netflix il cinema parrocchiale, sono anni luce distanti da quelli attuali. Quelli di oggi li potremmo considerare la generazione con il naso in giù, in grado di vedere la tv anche sul telefonino.
Eppure, nonostante tutto il sapere attualmente a disposizione sul web, secondo l'indagine Ipsos commissionata da EssilorLuxottica, un genitore su tre non sa esattamente cosa sia la miopia e solo il 29% è consapevole dell’importanza di intervenire tempestivamente sui primi segnali che danno i figli che, come ha affermato martedì scorso Emilio Rapizzi, direttore di Oculistica all’Ospedale dell’Angelo di Mestre, sono sottili ma evidenti, come l’avvicinarsi eccessivamente agli oggetti.
Allora a chi affidarsi per rovesciare le percentuali della ricerca? Ai pediatri, secondo Antonio Frattolillo, responsabile di Oftalmologia pediatrica all’Ospedale dell’Angelo: i bambini devono essere inviati il prima possibile dal medico oculista, preferibilmente entro il terzo anno di vita. Solo così la prevenzione ottiene i suoi migliori frutti e il giovane di oggi sarà in grado di vederci meglio, senza rischi eccessivi di patologie oculari, a 40 anni. Invece ciò accade al sesto anno di vita: occorre quindi da parte del pediatra un’accurata valutazione se il bambino necessiti di una visita oftalmologica. A sua volta Diego Ponzin, presidente della Fondazione Banca degli Occhi del Veneto, ha puntualizzato che spesso la prevenzione stessa nasce da piccoli gesti, come vivere di più all’aria aperta e contingentare le ore sui dispositivi digitali, ad esempio.
Tutto ciò costerebbe veramente poco ai genitori. Perché a volte la prevenzione bisogna anche permettersela. Per le famiglie italiane reperire una visita oculistica pubblica non è una missione impossibile, ma quasi. E per non aspettare mesi, devono rivolgersi al privato. Anche il budget del percorso correttivo in un centro ottico non è impossibile, ma comunque impegnativo per una classe media alle prese con l’inflazione che drena la capacità di spesa. Dov’è lo Stato in tutto questo? Dove sono i bonus a pioggia? Che ruolo rivestono le scuole e gli insegnanti nello scenario indicato dall'indagine di EssilorLuxottica? Nessuno deve sentirsi escluso, se si tratta di coltivare una generazione AI con le regole del buon senso.
Nicola Di Lernia