Siamo vicini a una grande svolta. Chi continuerà ad anteporre alla soluzione il problema si troverà presto solo nelle aule fisiche e virtuali, perché nessuno sarà più disposto ad ascoltare una lezione che non lo faccia diventare migliore. Come persona
È vero. Il mondo dell’ottica è fatto di fisica e di geometrie. Affermare che la formazione sul prodotto sta morendo può sembrare un eccesso, ma in ogni provocazione c’è una verità nascosta. Partiamo dalle scuole, che sono le prime a parlare di prodotto. Un giovane oggi che si diploma in ottica è paragonabile allo stesso di dieci anni fa? Il mondo digitale non lo avrà cambiato e reso più ricettivo agli stimoli di tutto quello che sta attorno al prodotto stesso? Certo, successivamente, potrà essere formato all’economia, al mercato, alla vita professionale, quando però sarà uscito da tempo dal diploma, dalla laurea, dalla specializzazione e avrà ormai acquisito un imprinting “fisico”. Perché l’aggiornamento di oggi, quello vero, quello che migliora la persona, non è solo legato al prodotto e alla professione. Gira a 360 gradi intorno a noi stessi, come le simbologie dell’Uomo Vitruviano. È la formazione universale che rende l’individuo unico, diverso l’uno dall’altro: quella tecnica appiattisce e omologa con una dovuta ragione, quella universale, invece, apre le ali delle persone, le rende migliori, più vicine agli altri, disposte a mettersi in gioco per un futuro più roseo e un cliente più soddisfatto non solo del valore intrinseco di ciò che ha acquistato.
L’ottica ha una grande occasione da non perdere. Buttiamo via i tutorial su come si fa una lente e studiamo come interagire con il soggetto che abbiamo di fronte e come fargli provare finalmente un’esperienza che non sia solo quella dei monitor o della musica di sottofondo. Oggi chi è leader sul mercato appare già indirizzato verso una comunicazione che tenga in considerazione gli aspetti più intimi della scelta di un’occhiale: la rivincita, l’esteriorità, lo standing. Tutto ciò non ha più a che fare con il prodotto, bensì con l’universo narrativo che ognuno di noi custodisce dentro di sé. A volte chiedo a chi ho di fronte: compreresti qualcosa da uno come te? Compreresti qualcosa da uno che parla solo di indici, di geometrie, di sigle da catalogo? O preferiresti uno che le cose le sa, ma te le racconta come se fossi un bambino e culla il tuo sogno senza fartelo pesare?
Ecco perché è finita, o quasi, la sola formazione di prodotto. È finita perché siamo cambiati noi, sono trascorsi oltre 15 mesi di pandemia, non partecipiamo a fiere e convegni in presenza da due anni, abbiamo vissuto il coprifuoco come i nostri padri e nonni, ci siamo innamorati degli acquisti online e del food delivery. Noi siamo diversi. Anche per le aspettative sulla formazione. Volete continuare a farla con slide illeggibili, con concetti difficili, con espressioni tecnicistiche? Fatelo, ma quando, tra cinque anni, parlerete a un’aula vuota e a un mosaico Zoom con video spenti, i primi a volerlo sarete stati voi. Perché siete stati i primi a non voler cambiare le regole, a non mettervi in discussione, a non pensare che oltre alla tecnica c’è un mondo, che ha un volto: quello del cliente post pandemia.