Come siamo arrivati a vestire i panni di artigiani intenti a confezionare al tavolo di legno oggetti unici? La montatura di nicchia, che oggi viene chiamata di design, ha di fatto aperto il ciclo dell’occhiale su misura. Negli ultimi trent’anni abbiamo celebrato, spesso con merito, modelli che uscivano dai binari industriali e di marca per offrire valori legati ai materiali, alla creatività e all’indipendenza. E viene subito in mente il nome di un francese che ha scatenato questa piccola rivoluzione: Alain Mikli ha sdoganato il singolo che produceva dall’indistinta massa industriale. Dobbiamo molto a lui se oggi più persone anche in Italia indossano belle montature. Negli anni 90 bastava questo: la personalizzazione stava nella quantità di calibri che le aziende mettevano a disposizione dell’ottico. Molti di più di quelli attuali. Paradossalmente nel 2022 un gran numero di portatori indossa occhiali molto meno studiati per il proprio viso rispetto a trent’anni fa: economie di scala, banalizzazione, una sorta di customizzazione di massa, delegando il tutto all’eccesso dei colori e delle forme che poco hanno a che fare con il nostro naso, elemento essenziale del su misura.
Probabilmente qualcuno si è reso conto nel tempo che offriva al proprio cliente montature esteticamente più ammiccanti ma più lontane dall’essere adatte al volto. La rinascita dell’ottico con il grembiule di cuoio sta in questa seconda rivoluzione rispetto a un’industria che banalizza invece di avvicinarsi al consumatore, coltivando ancora vecchi concetti di moda secondo i quali basterebbe un nome, a volte meteore, per lanciare una montatura.
Per i primi rivoluzionari dell’eyewear il lusso di avere un modello su misura si basava sul tempo e sulle mani: non è sufficiente un mese per realizzarlo ed è necessario che venga trattato dallo stesso artigiano senza passaggi di testimone. Il concetto del sartoriale nell’occhialeria sta proprio qui: nel privilegio di avere uno specialista che ti prenda le misure, del tuo viso e della tua vita.
Tutto bello, dunque, se non ci fosse il paradosso di cui sopra. Un mercato che fatica a customizzare veramente una lente oftalmica pur proponendola come tale, che stenta a realizzare un post vendita intelligente anche quando vende un progressivo di valore e complessità, che discute di Crm da anni ma vede ancora una rotazione dell’occhiale ai minimi europei e un potenziale economico dei propri clienti tuttora inesplorato e inespresso può permettersi di prendere il toro per la coda anziché per le corna?