Gambari: l’accordo con le farmacie voleva dare una scossa

Il presidente di Federottica Genova ha chiarito al sito di Ottica Italiana le motivazioni alla base dell’intesa con la Federfarma locale, che ha fatto molto rumore nel settore. A b2eyes TODAY ribadisce la necessità di valorizzare le opportunità offerte dall’affinità delle due tipologie commerciali, mettendo anche dei paletti a singole iniziative ritenute potenzialmente dannose per la categoria: questi, tuttavia, per Federottica nazionale esistono già, alla luce di una lettera del 2019 di Federfarma ai propri associati

«A Genova abbiamo pensato a questo progetto di collaborazione con Federfarma perché, purtroppo, la possibilità che l’ottico vada in farmacia è una realtà presente su tutto il territorio nazionale, magari non particolarmente frequente, ma già presente - ha spiegato Maurizio Gambari (nella foto) a ottica-italiana.it - Nel nostro territorio, a Genova e provincia, abbiamo percepito che c’è già un certo numero di soggetti e player che, essendo interessati a questa possibilità, avrebbe potuto creare delle situazioni non governabili e magari non positive per noi. Quindi, ci siamo posti la domanda su come gestire questa situazione e provare a ridurre i potenziali danni». Il presidente di Federottica Genova ha inoltre ricordato che l’obiettivo non è portare 100 ottici nelle altrettante farmacie che avrebbero siglato l’accordo: possono infatti aderirvi, secondo le sue intenzioni, solo gli ottici abilitati specializzati o laureati in optometria, tra l’altro muniti di Scia. Di fatto, come se aprissero un nuovo centro ottico. «La farmacia deve avere degli spazi adeguati, con una stanza separata con una lunghezza di più di tre metri e mezzo, appositamente allestiti per la dispensazione e vendita di occhiali previa presentazione, se dovuta, di una prescrizione di lenti correttive da parte del medico oculista», ha precisato il professionista ligure al sito di Ottica Italiana, aggiungendo che in questo momento non c’è ancora nulla di scritto né di firmato. «Però qualche altra realtà potrebbe fare un passo avanti e a quel punto la cosa non sarebbe assolutamente più governabile, perché non saremo noi a dire chi va in farmacia, quanti sono, che formazione deve avere e, quindi, poter in qualche modo contingentare, regolamentare - ha ribadito Gambari a ottica-italiana.it - Se la cosa verrà gestita da terzi, noi saremo spettatori e non potremo farci assolutamente nulla».

Concetti confermati anche al nostro quotidiano. «Resto convinto che questo annuncio abbia avuto il benefico effetto di dare una scossa alla categoria su un tema da un lato delicato e dall’altro potenzialmente ricco di opportunità: le farmacie garantiscono un traffico quotidiano elevato, non sono scontisti, vi lavorano professionisti seri e rientrano in quell’ambito sanitario al quale anche l’ottico optometrista aspira - dice Gambari a b2eyes TODAY - Inoltre un’intesa tra Federottica e Federfarma, la quale rappresenta un settore in evoluzione ma compatto a livello associativo, potrebbe mettere quei paletti necessari a frenare singole collaborazioni non regolamentate tra le due categorie: in questi casi, infatti, sarebbe soprattutto il centro ottico a venirne penalizzato».

Andrea Afragoli, presidente di Federottica nazionale, si chiede se le farmacie stesse siano realmente interessate a operazioni simili. «Hanno gli spazi adeguati ad allestire una sala refrazione e tutto quanto vi è collegato? Sarebbe davvero remunerativo per loro rinunciare a merceologie già presenti a favore degli occhiali o di altre soluzioni visive? Nutro forti perplessità al riguardo e, comunque, ritengo che certe iniziative vadano concordate non solo con i vertici nazionali della nostra associazione, ma anche con la base delle territoriali eventualmente interessate a metterle in atto», afferma al nostro quotidiano Afragoli, che ricorda la comunicazione inviata sei anni fa da Federfarma ai propri associati. «In una lettera del presidente di Federfarma, Marco Cossolo, datata 7 marzo 2019, alle associazioni provinciali e alle unioni regionali, si legge che “in termini generali, non sono state rinvenute specifiche preclusioni all’implementazione all’interno della farmacia del servizio di vendita, per il tramite di un ottico-optometrista in possesso di titolo abilitante, di occhiali e lenti protettive e correttive dei difetti visivi”: viene altresì raccomandato di adottare una serie di “cautele”, articolate in otto punti, di fatto a tutela di un servizio all’altezza delle regole e dell’utente finale», spiega Afragoli. Questo scritto, secondo il presidente nazionale di Federottica, deve ritenersi tuttora «il punto di riferimento per qualsiasi tipo di iniziativa che metta in relazione farmacie e centri ottici».

Angelo Magri

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