Eyewear, perché rischia di saltare una stagione (o forse due)

Come diceva il noto scrittore austriaco Karl Kraus, “ben venga il caos, perché l’ordine non ha funzionato”. L’unica certezza che oggi abbiamo è che non resteremo passivi alla crisi economica, sociale e di identità più importante della storia contemporanea. Una riflessione su dove siamo partiti e dove ci troviamo può aiutare a capire dove si deve andare

Era la settimana della moda di Milano (18-24 febbraio) e le principali aziende italiane si trovavano immerse nella presentazione delle collezioni per l’autunno inverno 2020 2021. In Cina il contagio aveva già impedito la partecipazione dei buyer e molti eventi fashion, con il passare dei giorni, iniziavano a diffondere messaggi di preoccupazione e a comunicare cancellazioni. Il 3 marzo si sono concluse a Parigi le sfilate, che resteranno le ultime nella nostra memoria, perché tutto e in tutto il mondo è stato annullato almeno fino a settembre. Il sistema era già da tempo sotto la lente d’ingrandimento degli esperti, con l’intento di rivedere la frequenza del lancio delle collezioni, per ottimizzare i costi e ridurre l’impatto ambientale, quasi fosse la più acuta e lungimirante delle previsioni. Ecco perché ora che il settore moda è paralizzato, mentre fa impressione il numero dei possibili esuberi, dei negozi chiusi, delle sfilate cancellate e degli ordini saltati, ci si chiede se le aziende di occhiali, che di fatto possono continuare a operare, come quelle che fabbricano tessuto non tessuto (usato, ad esempio, per le mascherine), siano attive con la produzione o quantomeno con il pensiero. Ci si chiede anche se le collezioni eyewear già realizzate, che fanno riferimento alla primavera estate 2020, resteranno nelle couvette dei rappresentanti o in qualche museo degli occhiali dedicato all’anno della pandemia o se, invece, vedranno la luce led di qualche negozio.

Certamente gli ottici, finora impegnati in attività di emergenza e attraverso ogni mezzo consentito, sia nel processo di connessione con i clienti, per non perdere il rapporto di fiducia, sia con i consulenti, per ricostruire la propria, qualche preoccupazione in merito alle modalità di ripresa con i partner ce l’hanno. Perché a oggi, al di là delle rassicurazioni sui pagamenti a breve, non si riesce a immaginare come ripartirà il sistema e quali opportunità saranno sul tavolo commerciale. Conoscere i trend di stagione, per la prima volta, non avrà il sapore che il consumatore finale più evoluto sa riconoscere grazie alla cultura diffusa dagli influencer e alle promo dei brand. I clienti saranno cambiati: non solo nella fisionomia perché indosseranno la mascherina e nella comunicazione perché si muoveranno con timore. Saranno cambiati nell’animo e avranno in tasca la lista delle priorità. Nei cassetti non ci sarà probabilmente il prodotto nuovo, ma soprattutto quello vecchio che ha acquistato valore.

Nessuno sa ancora come, nella attesa fase due, il rappresentante entrerà in negozio mantenendo le distanze, se tenterà di fare una vendita senza pretese di pezzi minimi oppure se si manifesterà in versione digital con il racconto emozionale delle collezioni estive o delle prossime autunnali. La strategia delle aziende eyewear risulta generalmente ancora non pervenuta. La strategia delle aziende oftalmiche, invece, dovrebbe restare la medesima, per la natura stessa delle lenti, contemplata nella famosa lista dei bisogni e delle priorità del consumatore, che sarà ora sempre più attento al valore della salute, intesa anche come salute degli occhi. Tant’è che la loro partnership con l’ottico si sta già colorando di kit e supporti per mettere in sicurezza i clienti e l’attività in sala di refrazione, arricchita di tutti i protocolli di corretta prassi igienica.

Per capire meglio dove stiamo andando, resta da fare una riflessione sulle fiere e su tutti gli eventi dell’ottica, veri incubatori di aggregazioni e network di idee, capaci di mettere in contatto aziende, clienti, fornitori e media. Mido è rinviato al primo weekend di febbraio 2021, a distanza di quattro settimane dalla tedesca opti, l’anno prossimo per la prima volta a Stoccarda. Volutamente si dissocerà dalla settimana della moda di Milano, ammesso che il periodo contemplato per le sfilate resti quello delle scorse edizioni. Il focus sarà sull’estate 2021 e rappresenterà, dunque, la celebrazione della rinascita. E mentre le collezioni da presentare durante l’atteso Mido del prossimo anno saranno probabilmente in produzione dopo l’estate, ci si chiede se le aziende riusciranno intanto a realizzare gli occhiali autunno inverno 2020 2021, durante la delicata fase di ritorno a una pseudo normalità. Gli esperti del settore moda hanno affermato che se la produzione della stagione invernale non inizia almeno il 20 aprile, salteremo le collezioni. Se fosse così anche in ottica, gli occhiali del prossimo autunno inverno non vedrebbero la luce. Ma nessuno si augura che le prossime vetrine di design e innovazione eyewear, DaTE di settembre a Firenze e Silmo di ottobre a Parigi, debbano rinunciare a regalare la prima speranza di rivedere finalmente attivo il settore (nella foto, tratta da mido.com, un momento dell'edizione 2019 del salone).

Angelica Pagnelli

Professione