Da fabbricanti ad adattatori: ci adatteremo?

Con l’introduzione del Regolamento UE 2017/745 sui dispositivi medici, che ha sostituito la Direttiva 1993/42, e con la relativa applicazione attraverso l’MDCG 2021-3 c'è stata una ridefinizione dell’occhiale da vista, non più su misura ma adattabile. E, di conseguenza, del ruolo degli ottici optometristi in Italia. Ma è l’intera visione della salute che sta cambiando

La Direttiva europea 42 del 1993 diede inizio alla regolamentazione dei dispositivi medici. Questo si tradusse, tra le varie cose, nella necessità di emettere la dichiarazione di conformità da parte degli ottici, che allora mugugnarono: più lavoro e responsabilità, pensarono in molti. Alla luce delle successive leggi nazionali che l’hanno recepita, invece, non si sono verificati incidenti di percorso significativi, il consumatore è stato rassicurato dal ruolo e dalle garanzie offerte dall’ottico, le aziende si sono mostrate compiaciute e silenti. Oggi il passaggio da fabbricante ad adattatore nasconde luci e ombre. Gli ottici, secondo il nuovo Regolamento, sono infatti responsabili dell'adattamento e dell'assemblaggio degli occhiali da vista, considerati dispositivi medici adattabili e che vanno personalizzati per soddisfare le prescrizioni degli ametropi. Di fatto la cosa toglie molti obblighi al retail. Se un determinato materiale di una montatura avesse provocato un’allergia a un cliente, la colpa sarebbe stata dell’ottico fabbricante. L’assemblatore dovrebbe invece essere libero da tale rischio.

Facendo così, però, il ruolo del professionista della visione appare eroso, con alcuni lati deboli sui quali competitor vecchi e nuovi potrebbero far leva. L’iniziativa congiunta di Federottica e di Anfao Gruppo Lenti di proporre al ministero della Salute la figura tutta italiana del centro ottico come point of care mi pare una buona mossa scacchistica del cavallo, anche in previsione di cambiamenti epocali come quelli della farmacia dei servizi. Interpreta, di fatto, il messaggio del take care annunciato al convegno di Mido 2023 e portato avanti al Forum presbiopia dello stesso anno: il centro ottico come primo punto di contatto per chi ha un’esigenza visiva, che può risolvergliela o direzionarlo dove occorre.

In sostanza, molto si giocherà sulle parole e sul significato che il ministero darà a esse. Il concetto del point of care deve peraltro trovare anche applicazioni e servizi innovativi che escano dalla cerchia abituale della categoria e abbraccino tutto il mondo della salute, per ridare all’ottica un ruolo di modernità professionale: uno di questi può essere, ad esempio, la telerefertazione in collaborazione con la classe medica, ricordata al recente incontro organizzato da Federottica Acofis Milano con i candidati alle elezioni europee.

Possiamo adattarci a un nuovo ruolo se troviamo il percorso ideale per rinascere. Ben venga, quindi, il point of care in parallelo alla farmacia dei servizi, ma anche la telerefertazione insieme agli oculisti, come servizio ad alto valore aggiunto che può fornire il centro ottico. Prima che lo fornisca il farmacista.

Nicola Di Lernia

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