Coronavirus: gli occhiali protettivi, chi li produce e come

Moda e industrie tessili si sono attivate per realizzare materiale sanitario in questa fase di emergenza. Dalle mascherine ai camici, come ha fatto Armani, ai disinfettanti su cui alcuni gruppi del lusso hanno convertito le lavorazioni dei profumi. Ora si è aggiunta l‘ottica, anche in seguito a una comunicazione di Certottica

In base all’articolo 15 del decreto n.18.2020, il “Cura Italia”, per la gestione dell’emergenza Covid-19, viene attribuita all’Inail «la funzione di validazione straordinaria e in deroga dei Dispositivi di protezione individuale di categoria 2», precisa in una nota Certottica, normalmente regolata e gestita da Bruxelles. Certottica, ente notificato per i Dpi di protezione degli occhi e del viso, ricorda che chi intenda fornire occhiali di protezione, occhiali a visiera o schermi facciali avvalendosi della procedura straordinaria in deroga può applicare quanto previsto dal decreto e inviare richiesta all’Inail allegando l’opportuna documentazione. La stessa Certottica garantisce, se necessario, tempi rapidi nell’esecuzione delle prove, con emissione di rapporti di prova a supporto della documentazione richiesta.

«L’idea di produrre occhiali di protezione ci è venuta da un’azienda vicina che aveva avviato una produzione di mascherine», racconta a b2eyes TODAY Angela Morosi, titolare di Danor, che da più di cinquant’anni fabbrica occhiali da sole e da vista a Monvalle, in provincia di Varese. «Abbiamo utilizzato gli stampi delle maschere da sport, li abbiamo allargati e in dieci giorni abbiamo prodotto 500 pezzi di due tipi, uno più ampio, l’altro più avvolgente. Li vendiamo ai negozi e ai privati, non agli ospedali, perché sono di categoria 1, non certificati - spiega ancora Morosi - Per quelli di categoria 2, ci vogliono stampi diversi che richiedono almeno tre mesi di lavoro. E così stiamo operando in questa direzione a ritmi record e contiamo di essere pronti per metà aprile».

Alla Nannini di Reggio Emilia hanno consegnato nei giorni scorsi alla Regione i primi 1.500 pezzi certificati (nella foto, tratta da ansa.it, un modello), realizzati modificando gli stampi per occhiali sportivi già esistenti in azienda. Ora stanno mettendo a punto nuovi stampi. «Normalmente ci vogliono sessanta giorni o più per fare uno stampo, ma anche con l’aiuto di partner strategici siamo riusciti a ridurre significativamente i tempi - dice al nostro quotidiano il titolare, Davide Degl’Incerti Tocci - Tra poco più di una settimana saremo capaci di produrre più di 3.500 occhiali al giorno».

Diversa la situazione della Mirage di Venegono, nel distretto varesino, che esporta il 99%. Fondata nel 1986 dai genitori di Cristiano Milone, che la gestisce con il fratello e la sorella, è particolarmente attenta alla sostenibilità. Con otto operai sta producendo solo una campionatura di occhiali, ma se avesse degli ordini potrebbe impegnare anche ottanta dipendenti con doppio e triplo turno e produrre novemila occhiali al giorno. «Sono di quattro tipi, due più aderenti, prodotti in Italia e due più basici. Ma per i bandi della Regione dicono che siamo troppo cari - spiega Milone a b2eyes TODAY - Noi siamo disposti a scendere anche di un terzo. I nostri occhiali proteggono dall’acqua, coprono interamente il volto e hanno lenti che non si appannano. Si possono lavare e disinfettare ogni sera e riutilizzare. Non sono monouso, come quelli degli ospedali».

Luisa Espanet

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