Blindsight: il Tar del Lazio sblocca lo studio sui macachi

Non ci sono alternative all’uso di animali: nei giorni scorsi il Tribunale amministrativo ha bocciato il ricorso della Lega anti vivisezione dopo lo stop del Consiglio di Stato, che a gennaio con un’ordinanza aveva sospeso le sperimentazioni del progetto Light-Up delle Università di Torino e Parma, eseguito su questa specie di scimmie (nella foto)

«È l’Ente che sperimenta a dover provare che non esistono alternative a una sperimentazione invasiva sugli animali e fioriera di sofferenze che la normativa europea e nazionale sul benessere animale, anche nelle sedi di sperimentazione, prescrive di evitare o ridurre entro rigorosi parametri fisiologici». Con questa motivazione il Consiglio di Stato a gennaio aveva ordinato la sospensione della ricerca, rinviando al ministero della Salute il compito di fornire la prova richiesta.

Ora Il progetto di ricerca “Meccanismi anatomo-fisiologici soggiacenti il recupero della consapevolezza visiva nella scimmia con cecità corticale” potrà essere ripreso. Lo studio è realizzato nell'ambito del progetto Light-Up e, validato dall’European research council, ha lo scopo di trovare meccanismi neurali e trattamenti per il recupero visivo in persone che hanno una parziale cecità dovuta a lesioni cerebrali e non dell'occhio. Prima di essere applicate sull'uomo, le terapie vengono testate su nove macachi ai quali vengono praticate piccole lesioni a un occhio.
«Lo studio in oggetto potrà dare un contributo alla comunità scientifica in tema di neuroriabilitazione corticale post lesionale o riabilitativa: il ricorso a un modello animale chirurgicamente indotto è ampiamente riconosciuto in letteratura e rappresenta le metodologia di studio più idonea per esplorare i meccanismi soggiacenti al fenomeno blindsight in prospettiva di una ricerca di traslazione in clinica umana - si legge nella sentenza  del Tar del Lazio - Il blindsight rappresenta, quindi, un fenomeno complesso, estremamente importante dal punto di vista scientifico e con una rilevanza clinica considerevole per il trattamento della patologia degenerativa, oncologica, traumatologica e cronica ai fini del recupero della funzione visiva. Lo studio si basa sul concetto delle abilità visive che vengono mantenute incoscienti negli esseri umani. I pazienti clinicamente ciechi nella parte lesionata del campo visivo, in cui affermano di non vedere nulla, mostrano capacità visive alternative e di compendio comprovate dai test di laboratorio e dalle situazioni contingenti quotidiane».

È stato, inoltre, accertato che «l’esecuzione della sperimentazione è affidata a personale altamente qualificato, al fine di ridurre al minimo le sofferenze e lo stress degli animali utilizzati in tutte le fasi della sperimentazione». Una pratica contestata dalla Lav, ma ora riconosciuta valida dal Tar, che ha acquisito pareri del Consiglio superiore di sanità e dell'European research council, in cui si afferma che non solo gli animali sono indispensabili, ma anche che non si possono usare animali a sviluppo neurologico inferiore.

(red.)

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