Bisogna avere fiuto per non perdere il gusto… della conoscenza

I due sensi sono legati in un incessante gioco di specchi: veicolo della memoria, rappresentano i garanti della comprensione profonda delle cose e dell’esperienza

«Un selvatico cinghiale buono per tutte le marinate più delicate./ Questa sì che è carne!/ Due superbi caprioli dallo sguardo dolce. Una carne che ha tutti i profumi della foresta/ Questa si che è carne!/ Dieci dozzine di faraone semiselvatiche allevate a grano e ginepro. Tre dozzine di innocenti galletti. Un quarto anteriore di manzo dei pascoli. Cinque innocenti agnelli presalè di Mont Saint-Michel./ Un buon cuoco dev'essere?/...un perfetto chirurgo!/ Bravo!».

Questo è un assaggio del concitato dialogo tra alcuni interpreti de La grande abbuffata, contrastato film di Marco Ferreri del 1973, in cui i quattro protagonisti, Tognazzi, Mastroianni, Noiret e Piccoli, decidono di suicidarsi con una solenne cena nel quartiere parigino di Auteuil, presso la villa di rue Boileau; presentato al 26° Festival di Cannes, fu pesantemente censurato dalla critica.

Appena ci sediamo a tavola inizia l’imbarazzante gioco di specchi tra gusto e olfatto, due sensi che hanno la straniante capacità di cambiare senso, di operare un velocissimo switch tra concreto e astratto, tra fisico e spirituale: sapore e odore, palato e naso, sono i garanti della conoscenza e dell’esperienza travalicando i confini propri sino a rivelare il gusto artistico o l’odore di santità, come fossero un vettore solo con due motori percettivi, come la vista guidata dall'accomodazione e convergenza: ai curiosi decidere quale sia il trailer.

Se si pensa alla parentela linguistica tra sapore e sapere come tra sapidità e sapienza si coglie meglio perché i nostri due sensori più animali si trasformino negli attributi dell’uomo di buon gusto, che ha un particolare fiuto per la conoscenza. I sapori e gli odori sono poi anche il veicolo della memoria, il retrogusto di un passato che ricompare sulla punta della lingua, organolettico aspetto di momenti lontani. Se quindi il coronavirus tende ad alterare gusto e olfatto come piromane della nostra vita passata, riempiamo la memoria di vite altrui con un buon libro: un revulsivo antivirale di grande conforto.

Sergio Cappa

Professione