Adolescenti, tra cefalea e stress visivo: anche l’ottica può avere un ruolo

Secondo recenti ricerche, il fenomeno della miopia giovanile nel periodo Covid è aumentato del 300%. Negli ultimi anni si sono decuplicati gli studi clinici al riguardo, è cresciuta l’attenzione della classe medica e anche l’impegno dell’industria. Ma vanno coinvolti di più i genitori

Nel suo intervento alla presentazione del progetto MyExpert Master Fit di Essilor Italia, Adriano Magli, presidente degli oculisti pediatrici italiani, ha indicato tra le cause in grado di provocare la progressione miopica negli adolescenti, oltre a quelle genetiche, anche fattori ambientali, come l’aumentato livello di istruzione, il minor tempo trascorso all’aria aperta a vantaggio di spazi chiusi e quindi meno luminosi e di visioni ravvicinate ai dispositivi digitali. Nella considerazione che il tempo massimo di esposizione ai device consigliato a un adolescente sopra i dieci anni è al massimo di due ore, i giovani italiani si trovano davanti a un bivio. Cambiare parzialmente stile di vita o vivere un futuro da forti miopi e con continui mal di testa. Se infatti da un lato la miopia per loro è ancora tutta da scoprire, la cefalea è invece un malessere percepito come un disagio causato principalmente dalla scuola. Nel novembre 2018 il Laboratorio Adolescenza e Istituto di Ricerca IARD, in collaborazione con la Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza, ha realizzato un’indagine, coordinata da Carlo Buzzi, ordinario di Sociologia dell’Università di Trento, su oltre 2.600 giovani, di età media intorno ai 16 anni: si evidenzia che “soffre di cefalea il 60% del campione di adolescenti intervistati. Tra le cause che scatenano gli episodi di cefalea al primo posto risulta esserci la scuola. Seguono gli stress emotivi, gli stress fisici e la vista. Oltre la metà del campione, inoltre, collega il mal di testa all’utilizzo prolungato del computer o dello smartphone”.

In sostanza, le cattive abitudini dei nostri ragazzi hanno a che fare con la testa, la postura e gli occhi. Basterebbe solo questa dichiarazione per responsabilizzarci, ognuno per il proprio, su un tema sociale e non solo di mercato. Dopo che la pandemia ha cancellato una generazione di anziani, il progresso sta lavorando sui giovani. Ad avvalorare questa opinione, sempre secondo la ricerca citata, il dato che “più della metà (57%) di chi soffre spesso o molto spesso di cefalea non ne ha mai parlato con il proprio medico. Percentuale che sale addirittura all’83% tra chi ha episodi sporadici di cefalea. Ne consegue che anche l’utilizzo dei farmaci (li usa abitualmente oltre il 45% degli intervistati) è spesso fuori dal diretto controllo medico. Solo il 18% prende farmaci contro la cefalea prescritti dal medico, mentre la maggioranza si affida ai genitori”.

Se il mondo dell’ottica deve imparare qualcosa da questi mal di testa ricorrenti è che gli interlocutori del futuro mercato della progressione miopica sono i genitori oltre che i medici. Stante la negazione del giovane di fronte ai problemi della salute, il ruolo dei genitori risulta fondamentale. Occorre prima di tutto aiutarli a parlare di tali sintomi con i figli in una logica diversa dal passato (se questi sono i risultati) e convincerli ad avvicinarsi agli specialisti senza quelle aspirazioni autoprescrittive tipiche della giovane età. La progressione miopica in tutto il mondo rischia di raggiungere numeri da epidemia entro il 2050, in Asia e nelle Americhe con oltre il 70% di casi, ma anche in Italia, dove si potrebbe arrivare a un soggetto giovane su tre. Non agire significa avvicinare i ragazzi a un futuro difficile e ospedalizzabile nel breve. Abbiamo tutti una bella responsabilità al riguardo.
Nicola Di Lernia

 

 

 

Professione