«Questa lente utilizza una vera e propria lente a contatto, capace però di captare la luce e trasmetterla wireless a un chip posto, a seconda dei modelli, sul nervo ottico o direttamente nel cervello – spiega Scalinci Zaccaria - La lente, al cui interno è posizionato un nanostrato di metallo (cioè un metallo alto quanto un millesimo del diametro di un capello), viene inserita in un occhio solo e bypassa il bulbo oculare, mandando i segnali direttamente sul nervo ottico o nelle aree cerebrali deputate all'elaborazione; per questo, se convalidata, potrebbe rappresentare una valida alternativa per tutti coloro che hanno una patologia che danneggia anche il nervo ottico». I test sono in fase avanzata e i primi volontari dovrebbero essere operati entro l'anno.
Siravo e Bifani sono intervenuti, tra l’altro, al primo corso interdisciplinare sull’applicazione di lenti a contatto, svoltosi nei giorni scorsi a Caserta su iniziativa di “Amici per la Vista”, il programma di VisionOttica che coinvolge classe medici e ottici.
A.M.