«Mio nonno uscì proprio da quella che era la ditta di ottica più antica della nostra città, la Gambini appunto, per aprire, nel 1926, il negozio che oggi guido io - ricorda ancora Garagnani - Germano fu anche il primo che lanciò i primi occhialini sottili in celluloide».
Oggi non esiste più traccia concreta dei negozi che Germano Gambini (nella foto) deteneva. Quelli di via Zamboni e via D’Azeglio, infatti, sono stati ceduti e successivamente chiusi, mentre la storica sede dell’Ottica Gambini, in via Rizzoli, è diventata un punto vendita Salmoiraghi&Viganò. Eppure il fascino del nome ancora riecheggia nella città e nell’intero settore ottico, legato anche alla pionieristica esperienza nella contattologia Rgp, con la distribuzione delle lenti a contatti Sohenges. «Il mio personale ricordo è quello di un collega che si manifestava un vero signore – dice Luigi Pasquini, altro ottico di punta del capoluogo emiliano, con tre centri fra Bologna e provincia - Io ero più giovane, lui era già un personaggio molto noto anche nel mondo dell'ottica, non solo nel basket: in città possedeva, infatti, diversi negozi con una clientela selezionata; inoltre disegnava e produceva i famosi occhiali ""Gambini"" in materiale plastico, molto leggeri e di qualità. Quando per motivi imprenditoriali abbiamo avuto un rapporto più continuo, questo è sempre stato molto cordiale e di reciproca stima».
Anche l’ultima esperienza professionale di Germano, alla Faoflex di Segusino, ha lasciato ricordi positivi. «Gambini era un “giovane design” perché conservava dentro di lui l'ansia del nuovo – afferma Nicola Di Lernia, consulente dell’azienda veneta - Era un uomo di grande spessore perché amava il bello e lo desiderava per ogni sua collezione. Quando avevi il piacere di dialogare con lui uscivano delle memorie in grado di emozionarti e compiacerti dell'averlo conosciuto, cosa rara oggi. L'ottica perde un personaggio che ha fatto sempre poco rumore intorno a sé, perché erano i suoi fatti, le sue idee a parlare».
A.M.