Sover chiude la produzione in Italia

La produzione di Sover dovrebbe cessare verso la fine di maggio, a ultimazione delle commesse in lavorazione. «Nell’anno in cui ricorrono i nostri primi 50 anni di attività, dobbiamo nostro malgrado congedarci da collaboratori con i quali abbiamo instaurato un lungo rapporto di fiducia e stima. Ma abbiamo sulle spalle diversi anni di recessione, flessione dei consumi, crisi economica e finanziaria dei principali mercati di sbocco, Italia in primis: a ciò si è aggiunta una sempre più agguerrita concorrenza da parte dei mercati asiatici – spiega nella nota Paolo Cannicci (nella foto), presidente della società che vanta nel proprio portafoglio licenze marchi come Alviero Martini, MCS e Laura Biagiotti  – Una crisi importante che non ha dato tregua alle Pmi: una ridefinizione di Sover è diventata così una scelta che non potevamo più posticipare».
Sover in ogni caso continuerà a lavorare, anche se la produzione non si farà più a Soverzene. «I prossimi passi – spiega il direttore generale, Stefano Cannicci – prevedono la riduzione dei costi strutturali e gli investimenti nelle reti commerciali e nel marketing. Dovremo dismettere gli asset non strategici, dare vita a una struttura più snella e in grado di aprire nuovi mercati, penso a Brasile, Russia, India, Cina, Corea, grazie a un’offerta più competitiva. Vogliamo riportare in equilibrio l’azienda e, dopo una prima fase di recovery, aggregarci con realtà complementari sviluppando anche licenze di nicchia». L’obiettivo di Sover, «non è delocalizzare per forza, ma ottenere una flessibilità che le permetta di essere competitiva qualunque sia l’occhiale richiesto», afferma ancora Paolo Cannicci.
«Per quello che ci riguarda la trattativa è ancora in corso, tanto che abbiamo un incontro la prossima settimana - sottolinea al Corriere delle Alpi Denise Casanova della segreteria Cgil Belluno - Il nostro obiettivo è portare a casa il massimo, sul piano degli ammortizzatori sociali, per i lavoratori. Ci troviamo però in una situazione delicata perché non sappiamo su quali ammortizzatori contare, vista la riforma del lavoro in corso e il fatto che il governo ha chiuso anche le porte al pensionamento anticipato».
(red.)
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