Presbiopia, alla ricerca di soluzioni universalmente valide

La presbiopia colpisce 28 milioni di italiani sopra i 40 anni e alimenta una ricerca continua di soluzioni per correggere questo difetto visivo. Tra le tecnologie laser, che modificano la forma dell’occhio e facilitano la messa a fuoco, la P-Curve sembra essere la più attendibile e sicura. Lo afferma in un’intervista su Panorama in edicola in questi giorni Roberto Pinelli, direttore scientifico dell’Istituto laser microchirurgia oculare di Brescia, e inventore della P-Curve. «? una rivisitazione della Lasik – dice Pinelli - Viene creato un lembo sottilissimo sulla superficie corneale, questo è sollevato e riposizionato dopo aver rimodellato il tessuto corneale sottostante con il laser a eccimeri. Io intervengo su entrambi gli occhi nella stessa seduta, senza dolore, e il paziente torna al lavoro il giorno dopo».
Gli studi pubblicati, tuttavia, riportano solo trattamenti per ipermetropi, mentre non è dimostrata l’efficacia nel caso di pazienti miopi ed emmetropi (ossia privi di difetti refrattivi). Perciò, considerando il totale dei pazienti, la P-Curve risulta applicabile soltanto a una percentuale del 50%. Carlo Vanetti, direttore del Centro di diagnosi e microchirurgia oculare di Milano e membro dell’American society of cataract and refractive surgery, nel medesimo articolo su Panorama conferma che una soluzione universalmente valida non è stata ancora trovata. «La verità è che non esiste un’unica tecnica sicura per tutti i presbiti, solo varie possibilità chirurgiche o parachirurgiche che richiedono una scrupolosa selezione per individuare pazienti ideali – sostiene Vanetti - Soltanto agendo in questo modo si possono ridurre al minimo le possibili complicanze di un intervento che viene eseguito su un occhio comunque sano. Insomma, solo una piccola parte dei 28 milioni di presbiti può oggi beneficiarne».
C.Z.

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