Marchio CE sugli occhiali: bastano imballaggio e documenti di accompagnamento?

Il marchio CE sugli occhiali da sole ora ha un proprio protocollo. Il simbolo, che identifica un prodotto che risponde a caratteristiche tali da essere commercializzato nell’Unione Europea, è stato oggetto di discussioni nei mesi scorsi: dal servizio di Striscia fino agli interventi chiarificatori di Anfao che garantivano la sicurezza e la qualità dei prodotti, ma mettevano in evidenza la difficoltà, per frontali e aste con dimensioni ridotte, a riprodurre la stampigliatura.
«La soluzione è stata prevedere che la marcatura sugli occhiali possa essere apposta sull’imballaggio e sui documenti di accompagnamento, qualora questa sia impossibile o di difficile realizzazione – commenta Vicari (nella foto) sul sito internet - Inoltre, nei casi in cui tale marcatura sia comunque riportata sugli occhiali da sole nonostante tali difficoltà, potranno essere ragionevolmente tollerate minime incongruenze della marcatura rispetto al modello previsto, fermo restando il rispetto di massima del modello e delle proporzioni così come stabiliti dal regolamento 765/2008 (CE)». Soddisfatta del provvedimento Anfao. «Quando si cerca di fare chiarezza in una materia così complessa, per noi è importante», dichiara a b2eyes.com un portavoce dell’associazione dei produttori italiani di montature.
Perplesso sull’utilità della norma, invece, Fabio Zanacchi, attuale presidente di Assopto Piacenza, che si è prodigato nel seguire la vicenda, a lui molto cara sin dai tempi in cui guidava la maggiore associazione degli ottici italiani. Il professionista piacentino la definisce «una cortesia per le aziende» e ha già inviato una lettera a Vicari, in cui espone le sue incertezze. «Leggendo la circolare è chiaro che il consumatore non viene tutelato – spiega a b2eyes.com Zanacchi - Il documento di accompagnamento è un pezzo a se stante a meno che, ma la circolare non lo precisa, ogni montatura e ogni imballaggio riportino un numero d’identificazione che li renda riconoscibili e “accoppiabili”». Un sistema di questo tipo permetterebbe, quindi, secondo Zanacchi, di commettere delle irregolarità a danno dell'utente finale. «La montatura normalmente non ha numero di matricola – sottolinea il past president di Federottica – Il rivenditore potrebbe acquistare, ad esempio, dieci montature con marchio CE regolare e cento contraffatte in Cina: poiché le coppie sono di difficile identificazione, potrebbe usare il bugiardino e la scatola delle prime per vendere irregolarmente le seconde». La soluzione è intervenire direttamente sulla montatura. «Si può fare come faceva 30 o 40 anni fa il distributore italiano di Ray-Ban, quando il marchio non era ancora di proprietà di Luxottica – dice ancora Zanacchi – A causa della distribuzione parallela di prodotti contraffatti made in China, l’azienda aveva introdotto nel ponte dell’occhiale una fascetta con la scritta che garantiva l’originalità del prodotto. Si tratta, però, di una soluzione onerosa per le aziende».

F.T.


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