Farsetti: lontani dai problemi della categoria

«A partire dalla legge Tomassini Saltamartini, che, se approvata, avrebbe di fatto penalizzato gli ottici italiani, come affermato e chiarito dalla molteplicità delle associazioni di categoria, fino alla polemica sgradevole contro le catene, una realtà che sarà probabilmente sempre più presente in Italia, come negli altri paesi europei, e con la quale bisognerebbe confrontarsi più che scontrarsi – aggiunge Farsetti - Pensare a una regolamentazione sulla vendita degli occhiali premontati non sembra poi così sbagliato, gli ottici italiani sarebbero ben contenti di non vedere più i premontati venduti ai supermercati, dal tabaccaio e sulle bancarelle. Avere la vendita solo nei negozi di ottica e in farmacia limita certamente la diffusione anarchica dei punti vendita e sembra far accomunare il nostro settore a quello altamente professionale dei farmacisti».
E qui cominciano le perplessità da parte del presidente della Federazione Italiana Ottici. «Ma dobbiamo veramente ricercare l’alleanza di un partner così forte e, proprio per questo, anche  “scomodo” perché potenzialmente “pericoloso”, come è stato fatto notare, per far valere le nostre ragioni e il nostro livello di professionalità? – si chiede Farsetti - Fare un accordo con professionisti che hanno una forte e potente organizzazione sindacale e una  rete di vendita così compatta e ben distribuita sul territorio, non potrebbe  significare regalare ad altri il proprio mercato? Ma soprattutto, perché Federottica ha deciso di fare da sola, come sempre? Perché continuare a fare scelte poco ponderate senza interrogare i rappresentanti della categoria, o almeno le altre associazioni ben presenti sul territorio? E intendo non le associazioni di commercio, ma quelle sindacali, culturali, di opinione. I dirigenti di Federottica lamentano continuamente la divisione della categoria, ma sono poi i primi a sanzionarla, con azioni politiche non concordate che non vanno certamente nella direzione di compattare il nostro settore e, soprattutto,  non tutelano il futuro della categoria».
(red.)

Punto vendita