Contraffazione: ma la tutela c’è davvero?

La discussione sulla notizia di giovedì 11 marzo (http://www.b2eyes.com/Lib/GoToContent2.aspx?IDCMS=910627e3-2b73-4342-bfaf-5b2da8199b69 ), visibile sul profilo facebook di B2Eyes Channel, anticipa quanto ripreso oggi da Il fatto quotidiano: la preoccupazione per i falsi si manifesta pesantemente nel settore. Le misure ci sono: scanner per le merci in dogana, un sito web dove reperire l’elenco aggiornatissimo dei modelli “copiati” e bloccati dalle autorità competenti sono due strumenti individuati da Zeno Poggi, avvocato veronese esperto in materia, intervistato dal quotidiano di Padellaro e Travaglio.
Eppure, gli operatori dell’ottica continuano a insorgere. Abbiamo ripreso i commenti più significativi dalla nostra pagina di face book, garantendo però l’anonimato, vista la delicatezza del tema. «La legge italiana prima di punire i contraffattori non dovrebbe permettere alle aziende italiane di andare in Cina a comprare occhiali e poi spacciarli per italiani - ci scrivono da Valdobbiadene - Basterebbe mettere un dazio sulla merce importata come fanno i cinesi che saranno più indietro su certe cose ma sono più avanti con altre». E ancora: «Per mettere su un occhiale ‘Made in Italy’, basta comprare frontale e aste in Cina e metterci le vitine e i naselli in Italia - sottolineano da Foggia, non senza autocritica - Se lo fanno è perché siamo noi ottici a permetterlo, visto che comunque li compriamo e li rivendiamo». I commenti si susseguono e la preoccupazione avanza. Su tutto, rimane però il commento lasciato da un optometrista: «Dov’è il vero Made in Italy???».
M.F.

Fashion