Anfao contro Avatar

Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi, il proliferare dei film in 3D in programmazione nelle sale italiane ha indotto il Codacons a segnalare ai Nas la possibile non conformità degli occhiali speciali per la visione di alcune pellicole. Sotto accusa in primo luogo la mancanza della marchiatura Ce, che attesta il rispetto dei requisiti stabiliti dalla Comunità europea.
«Il fatto che gli occhiali siano privi della conformità europea riguarda sia la tossicità dei materiali con cui la montatura viene prodotta sia la compliance delle lenti – spiegano all’Anfao – In particolare, da una verifica da noi svolta, nessun nostro associato li produce e ,quindi, deduciamo che molto probabilmente vengano prodotti in Cina». Inoltre, come segnalato dal quotidiano economico, in numerose sale cinematografiche gli occhiali vengono “riciclati”, passando da uno spettatore all’altro, con elevato rischio legato alla possibilità che attraverso le lacrime cadute sui vetri si trasmettano anche gravi infezioni. «Si tratta di occhiali non sterilizzati, ma dipende dal cinema – precisano all’associazione di categoria  - In molti vengono, infatti, forniti al consumatore confezionati e disinfettati subito dopo ogni proiezione: un servizio di questo tipo, quindi, non pone nessuna problematica sul piano igienico». E per quanto riguarda la denuncia di alcuni spettatori relativa alla stanchezza agli occhi e senso di nausea dopo alcune ore di visione? «Supponendo l’utilizzo di un occhiale a norma, non è la montatura a creare problemi a livello visivo, ma sicuramente la visione in 3D in se stessa – concludono all’Anfao – La nostra associazione, in collaborazione con Certottica, sta comunque eseguendo dei test su questi occhiali, come del resto già facciamo per quelli venduti nelle edicole».
F.T.

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