È in corso uno studio presso l'università di Cardiff che sta indagando se un agente neuroprotettivo, chiamato Brain-Derived Neurotrophic Factor, può essere rilasciato in modo controllato nel sangue una volta stimolato con ultrasuoni come trattamento mirato per questa malattia oculare
Il glaucoma è caratterizzato dalla perdita di cellule retiniche del ganglio (RGCs) che porta alla cecità. Le RGCs sono situate sulla superficie interna della retina e sono responsabili dell'invio dei messaggi al cervello, permettendo così di vedere: questo aspetto è alla base della ricerca in corso a Cardiff che sta indagando come conservare le RGCs e impedire, quindi, la perdita della vista. Il Brain-Derived Neurotrophic Factor, presente naturalmente nelle piastrine, è stato indicato per gli effetti protettivi sulle RGCs e su altri tipi di cellule nervose: è, però, difficile da somministrare adeguatamente, indirizzandolo alle cellule corrette e nella giusta quantità.
«Attualmente il trattamento per curare il glaucoma mira alla riduzione della pressione oculare – afferma in una nota Andrew Want, a capo dello studio britannico - Tuttavia molti soggetti continuano a perdere la vista, aspetto che evidenzia la necessità urgente di trovare alternative: per questo vogliamo cogliere le peculiarità del Brain-Derived Neurotrophic Factor, puntando alla sua somministrazione. Poiché la strumentazione a ultrasuoni è già ampiamente usata in altre patologie oculari, la riuscita dei nostri esperimenti assicurerebbe una cura rapida e sicura per il glaucoma».
I ricercatori utilizzeranno un modello genetico per determinare i tempi di esposizione e la frequenza ottimali degli ultrasuoni necessari: replicheranno i livelli di pressione di un occhio con glaucoma ed effettueranno i trattamenti a ultrasuoni per verificare se il Brain-Derived Neurotrophic Factor diminuisce la degenerazione di RGCs causata dalla patologia, cercando di dimostrare la capacità di tale terapia nel proteggere queste cellule (immagine tratta da Freepik).
(red.)
