Couturier e imprenditore di origine trevigiana ma cresciuto in Francia, è scomparso il 29 dicembre scorso a 98 anni: è stato un antesignano nell’occuparsi di nuovi settori, fra cui quello storico dell’eyewear, avviato con Safilo trent’anni fa
C’è chi, come il giornalista Alberto Toscano nel suo libro ha avvicinato Pierre Cardin (nella foto, nel 1978) a Leonardo da Vinci, tra gli italiani che hanno “fatto” la Francia. Potrebbe sembrare un azzardo, ma non lo è. Conosciuto dai più come il geniale couturier dallo stile tra lo spaziale e il futurista, in realtà, proprio come Leonardo, Cardin ha avuto un campo d’azione vastissimo. Infatti, non si è limitato alla moda, dove comunque ha dato il via al democratico prêt-à-porter, facendo sfilare la sua haute couture nel 1959 ai magazzini parigini Printemps.
È stato il primo a occuparsi di altri settori sia come creativo sia come imprenditore, inventando le licenze. Per primo ha “messo la firma”, anche fisicamente, sulle sue creazioni: abiti, profumi, scarpe, borse, ma anche piastrelle, bicchieri, biancheria per la casa, acqua minerale, vini e occhiali. Gli ultimi, da sole in edizione limitata Pierre Cardin Evolution, prodotti e distribuiti da Safilo licenziataria della griffe dal 1991, sono stati presentati lo scorso settembre, al teatro Châtelet di Parigi in occasione dell’uscita del docu-film House of Cardin, per i suoi settant’anni di moda. Ma la collezione eyewear che più ribadisce eclettismo di Cardin è la Theatre Edition del 2018, la cui campagna è stata scattata al Teatro La Fenice a Venezia, per ricordare quando, su consiglio di Christian Dior con cui aveva lavorato, gli fu chiesto di realizzare una trentina di costumi per un importante ballo in maschera a Palazzo Labia, durante il carnevale del 1951.
Sempre avanti con i tempi, Cardin è stato il precursore nell’utilizzo di materiali inconsueti come il vinile per minigonne e stivali. Estroso e fuori dagli schemi, negli anni Settanta, a Milano, aveva stupito con una piccola borsa in pelle, da legare in vita o alla gamba, con cui aveva omaggiato gli intervenuti alla presentazione di una sua linea d’arredamento.