La scomparsa del grande attore romano (nella foto), avvenuta il 2 novembre, nello stesso giorno in cui ha compiuto 80 anni, ha colpito tutti quelli che lo hanno conosciuto, amato o applaudito in teatro, al cinema e davanti al piccolo schermo
“Chi non sa ridere, anzi rìde, mi insospettisce” era il suo motto. E Gigi Proietti davvero sapeva far ridere, ma non di una risata grassa con effetto immediato e limitato. Il suo far ridere veniva da una filosofia tutta sua, da un’attenzione e uno studio del mondo intorno. Anche la più semplice barzelletta raccontata da lui diventava una piccola lezione di vita. Mai volgare, ma neanche mai dal piedestallo. Sul palcoscenico era completamente a suo agio, ma sapeva comunicare allegria anche fuori del teatro. Chi l’ha conosciuto per un’intervista o sul lavoro lo descriveva come una persona capace di trattare allo stesso modo la grande attrice come la signora delle pulizie o il fattorino. Una coreografa racconta che durante le prove di uno spettacolo all’Opera di Roma era stato invitato a vedere una partita della Nazionale con cena, in un importante salotto. Lui, grande tifoso, aveva declinato l’invito ed era rimasto a guardarla in televisione con elettricisti e macchinisti.
Il teatro è stata la sua grande passione fino all’ultimo, ma non si limitava al comico. A luglio aveva presentato la stagione del Globe Theatre, il teatro elisabettiano-shakespeariano da lui fortemente voluto e creato nel 2003 nei giardini di Villa Borghese. Capace di autoironia, si divertiva a scherzare sulla sua età. Recentemente aveva prestato la voce a uno spot Rai dedicato agli anziani, nonni come lui, esortando a restare a casa “Prima finisce tutto, prima andremo ’ndo ce pare”, diceva. Come tutti, negli ultimi anni, portava gli occhiali. Era diventata virale la sua frase, con riferimento al titolo dello spettacolo del 1977 che lo aveva reso famoso, “Invece di A me gli occhi please, dovremmo dire A me gli occhiali please”. Ci mancherà.