Sean Connery: il fascino dietro gli occhiali, dai Ray-Ban agli oculi de vitro

Il grande attore scozzese (nella foto) è scomparso domenica scorsa. Aveva 90 anni. Numerose le sue interpretazioni che hanno fatto la storia del cinema mondiale in cui era tutt’uno con le montature da sole e da vista indossate

Da molto tempo non appariva più in pubblico. Nel 2012 aveva mancato anche la grandiosa festa dei 50 anni di Licenza d’uccidere, primo film di 007, nel Zentrum Paul Klee, progettato da Renzo Piano, a Berna. In onore di Ursula Andress, la prima indimenticabile Bond Girl, che qui è nata. Ma da grande signore, come tutti ricordano fosse, Connery aveva mandato un enorme mazzo di fiori nei colori nazionali della Scozia. «È un vero uomo come ce ne sono pochi», aveva detto di lui Andress e aveva anche aggiunto «più affascinante da maturo che da giovane». Erano rimasti molto amici e spesso l’attrice lo andava a trovare nella villa a Nassau, alle Bahamas, dove viveva con la seconda moglie Micheline Roquebrune e dove è morto nel sonno. Sono poche le sue foto da anziano, con gli occhiali, in genere senza montatura o grandi e squadrati. Mentre da giovane come James Bond ne aveva sfoggiati vari, ovviamente da sole, tra i più famosi i Ray-Ban Daddy-o indossati in Thunderball del 1965. Ma Sean Connery non era solo il più amato Agente 007 della storia, aveva lavorato in molti film con grandi registi come Marnie di Hitchcock del 1964 o Gli intoccabili di Brian De Palma del 1987, per cui aveva ottenuto l’Oscar come migliore attore non protagonista. Indimenticabile la sua interpretazione di Frate Guglielmo da Baskerville in Il nome della rosa di Jean Jacques Annaud del 1986, dal romanzo di Umberto Eco. Qui portava degli occhiali, una vera rarità allora, siamo agli inizi del 1300, chiamati oculi de vitro, tra lo stupore e la curiosità di chi gli stava intorno. A quel modello, che si è ritrovato poi su John Turturro, il Frate Guglielmo della recente fiction omonima, si è ispirato Marco Buoncristiano per i suoi Medioeva in legno, per il brand Orequo, presentati al Salone del Mobile nel 2019.

Luisa Espanet

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