Da venti associati a cinquemila, dalle difficoltà professionali registrate negli anni Ottanta sino alle evoluzioni strumentali avviate alla fine dei Novanta: si può sintetizzare così il secolo e mezzo della Società Oftalmologica Italiana, che l'associazione ha celebrato in occasione del 17esimo Congresso Internazionale, conclusosi a Roma sabato 25 maggio presso La Nuvola, avanzando anche una richiesta al governo
«Come possiamo riassumere questi 150 anni?». È la prima domanda che Bruno Vespa, chiamato a moderare l’evento, rivolge a Matteo Piovella alla conferenza stampa di apertura del Congresso, tenutasi in Senato mercoledì 22 maggio. «Fondata a Firenze nel 1869, è stata la prima società medica specialistica d'Italia», precisa il presidente della Soi, che ne descrive l'evoluzione e i cambiamenti interni. «Il momento più difficile per la vostra professione?», chiede ancora Vespa. «Sicuramente ha presentato delle criticità il periodo fra gli anni Ottanta e inizio dei Novanta, in occasione dell'introduzione dei cristallini artificiali con le tecnologie di allora». Ed è proprio sulla tecnologia, oltre che sulla professionalità dell'oftalmologo, «perché non tutti gli oculisti sono uguali» in fatto di conoscenza ed esperienza, sottolinea più volte, su cui Piovella spinge «per poterla garantire a tutti», sia in ambito pubblico sia privato. «Quanti soldi servono?», domanda Vespa. «Centocinquanta milioni di euro all'anno potrebbero rappresentare una svolta per portare l'oculistica italiana ai più alti livelli: attualmente solo l’1% degli interventi di cataratta, ad esempio, viene effettuata nel settore pubblico utilizzando le tecnologie più moderne - risponde il numero uno di Soi – La compartecipazione alla spesa potrebbe essere, a mio parere, rivoluzionaria nel nostro sistema sanitario».
Pierpaolo Sileri, senatore del Movimento 5 Stelle e presidente della Commissione Sanità, pur non essendo d'accordo sulla compartecipazione alla spesa, cui antepone investire nella digitalizzazione del Servizio Sanitario, che genera risparmi di risorse e di tempo, risponde che quei soldi «si possono trovare» per garantire ai medici oculisti italiani una dotazione economica e organizzativa da parte dello Stato e portare a livelli più alti la strumentazione tecnologica a favore della salute oculare dei cittadini italiani (nella foto, da sinistra, Vespa e Piovella, durante la conferenza stampa in Senato).
F.T.