I numeri di visitatori alla kermesse dell’avanguardia dell’occhiale sforano i livelli tradizionali e portano a Firenze anche volti e situazioni familiari al salone milanese
Il DaTE del 2017 è uno spartiacque tra le edizioni precedenti e i rapporti con il Mido di marzo e il Silmo di ottobre. Il DaTE della Leopolda, del sindaco e assessori vari di Firenze che gli rendono omaggio è un’edizione coccolata fin dal suo nascere. E qui, i suoi fondatori e sostenitori, già da parecchio tempo hanno vinto la loro sfida. Dalla scelta della location e della data. Al tam tam mediatico che porta domenica oltre 2.000 visitatori (nella foto, di Francesco Guazzelli, un momento dell’evento, che si è chiuso ieri). Al 50% di espositori esteri, agli 80 che seguono il Date dalla sua preistoria, ai quasi 140 dei giorni nostri. Con questi numeri e scelte il presidente di Anfao e Mido, Giovanni Vitaloni, dà a questa edizione un bel voto: 8 meno. «Si può e si deve ancora migliorare», mi dice domenica, seconda giornata dell’evento, ma credo che sia lui sia il suo staff con Dante Caretti e Cristina Frasca siano del tutto soddisfatti.
Non ho molta voglia di rovinare una torta ben riuscita cadendoci sopra prima che arrivi al tavolo degli sposi. A me il DaTE a grandi linee è piaciuto. Però qualcosa “di pancia” da dire ce l’ho. Entrando prima delle 10 dalle porte laterali della Leopolda ho assaporato l’ultimo quarto d’ora di quiete prima dell’arrivo dei 2.000 ottici. Un’esposizione democratica, tutti uguali diligentemente allineati a occupare proprio tutti gli spazi disponibili, volti sorridenti di chi ha piacere di essere lì. Ma gli ottici che tra le 10 e le 13 arrivano sono tanti, gli stand e i corridoi si riempiono come le belle ma estenuanti domeniche di Mido. Molti di loro sono alla loro prima esperienza del DaTE e ci entrano con lo spirito del bambino che guarda le vetrine. Ho un istinto di “retrotopia” (vedi l’ultimo libro di Zygmunt Bauman) e cerco le sensazioni dolci dei primi DaTE, ma se si vuole guardare avanti anche quello di oggi è un futuro proponibile. Vitaloni vuole sdoganare definitivamente il DaTE dalla “nicchia” e parla di “avanguardia”. Vuole fidelizzare alla manifestazione non più i 200-300 innovatori delle prime edizioni bensì i 1.500-2.000 centri ottici in grado di bilanciare un’offerta commerciale a una più studiata. Vede nel Mido la ragione dell’acquisto, nel DaTE la sua emozione. Francesco Gili, Chief Operating Officer di Mido, fa del DaTE un esempio di esclusività per l’ottico nel potersi permettere un “personal shopper” per le novità e le chicche. Ma il pubblico del DaTE di quest’anno, in gran parte, non è ancora maturo per questo salto. Poco comprende la suddivisione tematica del DaTE. Soffre il confronto con le montature in grado di raccontare una grande storia. Non è attrezzato ancora alla vendita dell’occhiale dai 300 euro in su. Mal digerisce gli espositori presenti che, in certi casi, di avanguardia ne dimostrano pochina. Un piccolo consiglio per mantenere l’entusiasmo degli ottici fino al 2018? Far capire nel frattempo che questa è una strada giusta. Creare laboratori di bellezza e di role playing di vendita dell’avanguardia che li allenino fino al prossimo DaTE. Se vuoi ampliare un fenomeno devi prima attrezzare il nuovo pubblico alla novità. pillole@nicoladilernia.it