C’è grande soddisfazione tra gli organizzatori dell’appuntamento (nella foto), dedicato ai difetti refrattivi complessi: sia per i contenuti, molto apprezzati dagli oltre 90 partecipanti, tra cui una decina di oftalmologi del territorio, sia per lo spazio del confronto, quest’anno più ampio che in passato, durante il quale si sono non solo approfonditi aspetti tecnici legati alle diverse relazioni, ma anche affrontate alcune questioni relative al rapporto tra ottico e oculista. «Un tema interessante emerso è stato la gestione della prescrizione, in un momento, come quello attuale, in cui le lenti oftalmiche sono molto complesse da un punto di vista tecnologico - spiega a b2eyes TODAY Andrea Cappellini, vicepresidente di Federottica Firenze e Arezzo - Lungi dall’essere una posizione ufficiale, l’atteggiamento dei medici presenti in sala è stato di apertura verso la possibilità da parte dell’ottico non di rifare, in quanto errata, la refrazione, che resta un atto cui gli oculisti non abdicano, ma di rivedere la prescrizione stessa poiché è necessario adattarla alla soluzione tecnica prescelta. Un aspetto che sarebbero propensi a spiegare già in partenza ai loro pazienti».
Altre linee di dibattito si sono aperte sulla scorta dei contributi degli esperti, come nel caso delle relazioni, per l’area ottico optometrica, di Fabio Casalboni sull’anisometropia e l’utilizzo di lenti progressive e di Alessandro Mentesana sulle progressive e la personalizzazione, soprattutto nei casi complessi. «Ad esempio ci si è confrontati sul fatto che oggi le aziende propongono tecnologie evolute e sono state superate tante barriere per cui le progressive venivano sconsigliate: ora esistono più possibilità anche in quei casi che in passato non era possibile andare a correggere e ciò consente agli oftalmologi di essere meno restii nel consigliarle - aggiunge il professionista toscano - Allo stesso modo si è parlato dei reali mancati adattamenti, che sono pochi in percentuale, e si è discusso dell’opportunità di prescrizione anticipata della prima dotazione progressiva, senza attendere che la presbiopia si consolidi, poiché ciò semplifica l’adattamento stesso».
Ricca di spunti è stata anche la relazione dell’oculista Matilde Buzzi, che ha fatto un update sul cheratocono «unendo i puntini tra le conoscenze di noi ottici e una serie di studi, ipotesi nuove e chiarimenti sui trattamenti cross linking, di cui dobbiamo avere contezza per gestire al meglio i nostri clienti, sapendo quali sono le opzioni che il medico ha e che ha esercitato e quali riflessi hanno sulla correzione - continua Cappellini - Il contributo sulle metalenti di Massimo Gurioli, presidente del corso di laurea in Ottica e Optometria dell’Università di Firenze, ha aperto invece un’interessante finestra su questa nuova frontiera che consente di creare lenti molto sottili anche per alte ametropie: un filone di ricerca che sta andando avanti, avvicinandosi a realtà produttive di diversi ambiti come l’astronomia. Oggi i costi sono ancora molto alti ma a tendere sarà un’ulteriore opzione, nella correzione con la lente oftalmica, che gestisce le variazioni di potere non in funzione delle variazioni di curva ma dell’indice di refrazione, creando una lente sottile, con vantaggi estetici e funzionali».
Vista la ricchezza e l’utilità del confronto, l’anno prossimo si è deciso che il format prevedrà uno spazio ancora più ampio da dedicarvi. «Il dibattito ha favorito l’esplicitazione di alcuni pregiudizi e ciò è utile per discuterne insieme e cercare di superarli: si è respirato molto rispetto da parte di entrambe le categorie e la voglia di collaborare senza valicare i confini delle rispettive competenze - conclude Cappellini - È necessario avere umiltà. Più conosciamo, tutti, più siamo consci dei nostri limiti. Maggiori informazioni abbiamo, più noi ottici siamo consapevoli, ad esempio, dell’importanza di consigliare le visite periodiche da uno specialista per tutelare la salute dell’occhio. Più informazioni hanno gli oculisti, più sono in grado di non avere posizioni preconcette sulle soluzioni da adottare, lasciando al professionista che le gestisce l’autonomia per farlo al meglio nei confronti del cliente».
Nicoletta Tobia