Quel che resta di Mido 2025

Il più grande spettacolo mondiale dell’ottica si è concluso con la conferma della sua importanza e gli interrogativi sul futuro di una categoria che troppe volte insiste sul passato

Personalmente, Mido 2025 è stato il più impegnativo e il più significativo allo stesso tempo, con un focus sull’educational e sulla conduzione di salotti scientifici e istituzionali. Temi apparentemente freddi ma che hanno lanciato più di un messaggio.

Sono emerse tre situazioni. Il dialogo con il mondo medico è arrivato a un punto di svolta, grazie anche all’ingresso di Anfao: a partire da marzo l’associazione di categoria organizza un tour in cinque città per incontrare oculisti insieme a opinion leader dell’ottica al fine di trovare parti comuni immediate. In secondo luogo, la necessità del nostro settore di avvicinarsi all’area oftalmologica attraverso la cultura delle evidenze scientifiche: l'oculista Aldo Vagge, intervenuto sul tema della progressione miopica giovanile, ha sottolineato il fatto che per gli oftalmologi nulla esiste se non confermato proprio dall’evidenza scientifica. Infine, il lancio dell’Osservatorio Presbiopia è la logica conseguenza di un percorso partito con il primo Forum del 2019 a Firenze, che ha sancito la spinta a una visione oftalmica legata più alle esigenze del pubblico che del mercato.

Ecco tre segnali forti e convergenti emersi a Mido 2025. In futuro ne vedremo sbocciare altri, alimentati sempre dal salone milanese: ad esempio, le affinità tra le farmacie dei servizi e una possibile ottica dei servizi, anch’esse nate sul palco del Forum 2024 di Napoli. Il mestiere di chi fa formazione e informazione è costruire binari su cui far confluire le grandi forze in grado di cambiare ruoli e approcci: già questo sarebbe un successo.

Nicola Di Lernia

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