Miopia: un genitore su tre non sa che cos’è

È quanto emerso da un’indagine Ipsos commissionata da EssilorLuxottica, che ha coinvolto circa mille famiglie italiane con figli di età fra i 5 e i 17 anni: i risultati sono stati presentati mercoledì scorso a Milano, presso la location di via Tortona del gruppo, a una platea di oculisti e ottici optometristi, oltre che alla stampa consumer e di settore, delineando il percorso ideale del soggetto miope che prevede la stretta collaborazione tra diverse figure professionali

Uno studio del 2016 è ormai diventato un punto di riferimento per i professionisti della visione: sancisce che, entro il 2050, il 50% della popolazione sarà miope. «Tra 25 anni, un bambino su due, o forse anche di più, lo sarà, a meno che non si intervenga tempestivamente - ha sottolineato Maurizio Ferrante, medical affairs manager EssilorLuxottica wholesale Italia, in apertura dell’evento (nella foto), condotto dalla giornalista Cristina Parodi - Oggi i bimbi diventano miopi sempre prima: tra le cause principali c'è l'utilizzo smodato dei dispositivi digitali, che richiede un'attenzione urgente e mirata per prevenire un problema di portata globale».

Ne sono un po’ meno a conoscenza le famiglie italiane, che di questo difetto refrattivo sanno ben poco, almeno da quanto risulta dallo studio di Ipsos, realizzato per conto di EssilorLuxottica su mille genitori, di cui 350 con figli miopi: 1 genitore su 3 non ha infatti ben chiara in mente la definizione di miopia. Si è parlato di dati interessanti quanto allarmanti. «Occuparsi della salute dei propri bambini è una sfida crescente - ha spiegato Chiara Ferrari, lead public affairs di Ipsos - In particolare, sul fronte prevenzione, il 62% non sa cosa fare, il 70% dichiara di non avere tempo e tale consapevolezza genera nel 65% un senso di colpa». Risultati che hanno trovato conferma nel dato che riguarda la miopia: un genitore su tre non ne ha ben chiara la definizione. «Il miopia journey, con cui possiamo identificare il percorso ideale di prevenzione visiva, parte in ritardo: la prima visita oculistica coincide, infatti, con l’ingresso nel sistema di istruzione obbligatorio - ha precisato Ferrari - Tant’è che il 47% degli intervistati è convinto di aver perso un’occasione di diagnosticare precocemente la miopia». La professionista ha poi illustrato una serie di convinzioni errate su gestione e correzione di tale vizio refrattivo. «Il 91% pensa che le lenti siano risolutive del problema, il 66% che esso migliori portando gli occhiali e metà che questi ultimi ne rappresentino la cura definitiva, smettendo di preoccuparsene». Anche la progressione miopica rimane un argomento pressoché sconosciuto: l’85% non è aggiornato sulle soluzioni per rallentarla. «I motivi per cui non le prendono in considerazione riguardano per il 72% la scarsa conoscenza di quelle disponibili, mentre il 46% attende che sia il professionista sanitario a guidare la scelta», ha detto ancora Ferrari.

Dall’evento è proprio emerso il ruolo fondamentale che lo specialista riveste come informatore e divulgatore presso le famiglie italiane per fare in modo che tale deficit venga individuato precocemente, mettendo in campo alcune strategie comuni, condivise fra le varie figure che compongono il miopia journey. «Tutti i bambini vanno dal pediatra e non tutti vanno dall’oculista: possiamo quindi già compiere azioni per un precoce screening oftalmologico - ha detto in collegamento la pediatra Carla Tomasini - Abbiamo una grande responsabilità che consiste, oltre che nell’informare, nell’indirizzare i genitori, evitando che ricerchino informazioni in rete, spesso non corrette». Quando va fatta la prima visita? «Entro e non oltre i tre anni di vita dall’oculista, prima se i genitori hanno difetti visivi - ha precisato la specialista - Poi è necessario lavorare sugli stili di vita: ogni giorno segnaliamo le scelte più corrette per i bambini, ad esempio preferendo attività outdoor a quelle indoor, perché è meglio stare all’aperto invece di utilizzare in maniera smodata i device digitali».

Le ha fatto eco la collega Pilar Nannini che ha sottolineato quanto sia essenziale creare una corretta sinergia pediatra-famiglia attraverso la quale attuare tutti i comportamenti possibili per uno stile di vita adeguato. «Abbiamo il privilegio di lavorare con il pediatra, serviamocene anche dal punto di vista divulgativo - ha aggiunto in collegamento Paolo Nucci, professore ordinario di Oftalmologia all’Università degli Studi di Milano - Noi oculisti siamo in grado di fornire strategie farmacologiche che però, spesso, generano preoccupazione nel genitore: la lente oftalmica a defocus rappresenta la soluzione migliore e l’alleanza con l’industria risulta fondamentale».

Anche l’ottico optometrista si inserisce lungo questo percorso. «Siamo spesso i primi a incontrare la famiglia del soggetto miope e dobbiamo informarla sui trattamenti a disposizione, sia con lenti oftalmiche sia a contatto - ha detto Isabella Beltramo - Dobbiamo inoltre chiarire cosa sia il rallentamento della progressione miopica: in tutto ciò il nostro ruolo prevede la stretta collaborazione con il medico oculista».

Con questo evento EssilorLuxottica rinnova il proprio impegno, offrendo strumenti formativi agli ottici optometristi e dialogando con i pediatri e gli oftalmologici per promuovere un cambio di paradigma: dalla semplice correzione alla gestione dell'evoluzione miopica, attraverso controlli mirati da effettuare ogni sei mesi. «Solo un’alleanza concreta tra famiglie, professionisti e aziende potrà garantire ai più piccoli una qualità della vita migliore e una visione più chiara sul futuro - ha concluso Antonio Gadaleta, senior business brand manager EssilorLuxottica Italia - Coinvolgendo non solo i professionisti ma anche i genitori attraverso campagne media, formazione continua e progetti didattici in 6 mila scuole con cui abbiamo raggiunto oltre 13 mila classi, stiamo creando una vera cultura della prevenzione visiva».

Francesca Tirozzi

Professione