Venezia, nel film di Polanski una sfilata di occhiali metallici

I vecchi modelli sono indossati dagli attori di J’accuse, pellicola del regista polacco naturalizzato francese in concorso alla 76esima edizione del Festival sull’affaire Dreyfus. Montature in risalto al Lido anche grazie a una brillante Meryl Streep

Ancora una volta la settantenne Meryl Streep riesce ad attrarre tutta l’attenzione della Mostra su di sé e non solo per la sua interpretazione nell’ottimo The Laundromat di Steven Soderbergh. Splendida nel ruolo della signora che perde il marito in uno spaventoso incidente su un battello turistico, punto di partenza del film che svela gli orribili intrighi delle finanziarie fantasma. Ma altrettanto straordinaria nel raccontare e condannare quel mondo, purtroppo reale, che ha causato morti tra i giornalisti che hanno indagato sull’argomento. Una delle poche signore a usare occhiali tartarugati fashion e con lenti fumé per il tappeto rosso, ma anche classici da vista per l’incontro stampa, con Steven Soderbergh (in T-shirt omaggio a Lina Wertmuller) e Gary Oldman (in coppia con Antonio Banderas come voce-presenza narrante del film) anche loro occhialuti.
Nessun occhiale per la troupe di J’accuse (l’ufficiale e la spia) di Roman Polanski, non presente, tra cui il produttore Luca Barbareschi, gli attori Emmanuelle Seigner, Jean Dujardin, Louis Garrel, ma una notevole “sfilata” di vecchi modelli metallici nel film, a cominciare da quelli minuscoli di Dreyfus–Garrel (nella foto).

Luisa Espanet

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