Sud Sudan: sensibilizzare sulla disabilità visiva anche giocando a calcio

È uno degli scopi raggiunti nel paese africano dalla Blind Premiere League, in cui militano giocatori quasi tutti ventenni completamente ciechi, a eccezione dei portieri che sono vedenti o ipovedenti

La Blind Premier League del Sud Sudan, come riporta un recente articolo apparso sul Fatto Quotidiano, è sostenuta da Light for the World, organizzazione non governativa che lavora per i diritti dei disabili e l’inclusione appunto in Sud Sudan, Burkina Faso, Etiopia, Kenya, Mozambico e Uganda: si focalizza sulla salute degli occhi e lavora con le “comunità sottoservite”, aiutando soggetti con disabilità che affrontano molteplici ostacoli, come bambini, donne, comunità rurali e persone colpite da catastrofi.

Questa pionieristica lega ha iniziato a organizzare partite nel 2023 ed è attualmente composta da quattro squadre (nella foto, tratta da cnn.com, un team di atleti), tutte con sede nella Capitale della nazione, Juba. La maggior parte dei giocatori ha circa 20 anni, anche se il più giovane ne ha 15.

Le regole alla base del gioco differiscono in modo significativo da quelle del calcio per normodotati. Ogni squadra è composta da cinque elementi: quattro giocatori di movimento e un portiere. I giocatori di movimento devono essere classificati come completamente ciechi, nel senso che hanno un’acuità visiva molto bassa o nessuna percezione della luce, ma tutti devono indossare bende e mascherine poiché alcuni potrebbero vedere più luci e ombre di altri.

I portieri, invece, sono vedenti o ipovedenti e forniscono una comunicazione vitale alla propria squadra in difesa, anche se devono rimanere all'interno della piccola e ristretta area attorno alla porta. Il pallone è dotato di sonagli che fanno rumore mentre è in movimento. Gli spettatori sono tenuti a rimanere in silenzio durante la partita, in modo che i giocatori siano in grado di sentire e localizzare la palla, più piccola di quella standard usata nelle partite a 11. I match durano 40 minuti, si disputano in due tempi da 20 minuti e si svolgono su campi da 40 x 20 metri che hanno muri tutto intorno per impedire al pallone di uscire dal campo, consentendo un gioco dal ritmo più veloce. I giocatori devono gridare “voy” o “vado” in spagnolo quando effettuano un contrasto per avvertire gli avversari e ridurre al minimo gli infortuni.

Ogni team ha anche altre due guide che lo aiutano, una a metà campo e un'altra dietro la porta che la squadra sta attaccando.

Il calcio per non vedenti è stato reso dall’International Blind Sports Association uno dei suoi sport ufficiali nel 1996 ed è un evento paralimpico maschile dal 2004.

Nonostante permangano alcune carenze in termini di accessibilità, la competizione ha avuto rapidamente un impatto positivo, come hanno affermato a Cnn Sport alcuni dei suoi protagonisti, poiché ha contribuito ad aumentare nel Sud Sudan la consapevolezza sulle disabilità e a combattere gli atteggiamenti negativi, oltre a dare ai suoi membri una nuova direzione nella vita.

A cura della redazione

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