Sopti: la telemedicina non può che essere medica

La nota di Federottica di Milano Acofis giunge anche in risposta a un comunicato della Società Optometrica Italiana 

«Sopti ha lavorato e lavora per il miglioramento delle attività esercitate in optometria e ottica secondo un adeguamento responsabile, condiviso e in cogestione, in tendenza verso gli attuali modelli normati nell’assistenza alle persone – si legge nel comunicato dell’associazione - L’intervento e la partecipazione di Sopti è tecnico-scientifica e non sindacale. Invitiamo a costruire reti locali, migliorando la pratica, la collaborazione e l’efficacia della tutela della visione, a vantaggio soprattutto delle persone. L’utilità sociale del centro ottico e dell’esercizio di optometria non si dimostra con questo progetto. Crediamo che l’optometria che vuole essere ed esercitare l’Optometria ne sia contraria. L’optometria non è Medicina, è scienza diversa da Oculistica. Chi è Optometrista non vuole fare l’Oculista. Chi è optometrista vuole prescrivere occhiali e lenti a contatto, programmare educazione visiva (Visual Training, Sport Vision), saper relazionare in interdisciplinarità con linguaggio e competenze adeguate che non generino confusione nelle persone. E vuole che le persone che assiste non abbiano problemi di salute oculare. Chi è anche ottico vuole consigliare montature e lenti oftalmiche adatte, confezionarle e verificarle. Per fare tutto questo al meglio si deve saper ascoltare, misurare, osservare. Osservare e misurare significa anche saper riconoscere i segni che richiedano una consulenza presso altri professionisti. Per noi questo è il significato dell’assistenza primaria dell’optometria, e non la telemedicina. A nostro avviso la telemedicina non può essere che medica. Se compito di chi pratica l’Optometria è osservare, misurare e interpretare i segni, aggiornandosi e assumendosi le proprie responsabilità, allora l’intervento di un optometrista in telemedicina non è necessario. Per schiacciare un pulsante, per acquisire un esame non è necessario studiare optometria». Sopti precisa, inoltre, che non si tratta di una presa di posizione attuale, ma già ribadita in vari contesti. «Se l’Optometria ha ambizione di assistenza primaria deve studiare, aggiornarsi, prendersi responsabilità e deve chiedere validazione del suo percorso a chi è a capo della filiera professionale della visione: il medico oculista – prosegue la nota - Il centro ottico è importante, socialmente. Ha un ruolo che non deve essere confuso con la figura professionale che prescrive e consegna gli esami per la salute oculare e soprattutto con chi deve consegnare e motivare un referto: il medico oculista. Il centro ottico deve saper esprimere le proprie caratteristiche specialità e non essere vuoto deposito di attività di altrui competenza. Siamo invasi da modelli unici, catene impersonali, che spesso hanno grandi insegne e grossi budget in marketing e comunicazione. Il lavoro che ci rappresenta è fatto da quelle persone che animano il centro ottico partecipando personalmente ed esercitando le proprie competenze con responsabilità aggiornata e rispettosa delle legalità e delle qualifiche, ovunque. Per tutte queste ragioni, Sopti è contraria alla teleoptometry».
(red.)

 

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