“Con la cultura non si mangia”. Qualcuno ci crede, pur vivendo in un paese come l’Italia ricco di patrimonio culturale, dove il turismo è trainante per il nostro Pil. Con le emozioni si vende? Sì, ma non nel senso che basta proporre una bellissima montatura: bisogna saper gestire le proprie emozioni, e soprattutto quelle degli altri, per una relazione di vendita nettamente sopra la media. Questa sottile domanda l’ho proposta per la prima volta alla master class Dai Optical dell’8 aprile a Molfetta (nella foto). Le applicazioni di intelligenza artificiale possono provocare reazioni positive, ma vanno abbinate all’intelligenza emotiva.
Pochi sanno che il nostro QI non si modifica in maniera significativa dopo la nascita. È quasi un dono di natura. Il QE invece, cioè il quoziente che misura la nostra intelligenza emotiva, è un bene che può e va fatto crescere e ci può sorprendere nei suoi effetti. Negli Stati Uniti, dove l’impatto dell’intelligenza emotiva sulle performance aziendali è stata monitorata scientificamente, i risultati di un approccio QE variano dalla maggiore produttività al minor turnover di personale, alla riduzione dei conflitti lavorativi e, infine, all’incremento delle vendite. Quattro argomenti su cui un’azienda potrebbe farci un pensierino.
L’esperimento di Molfetta, sugli oltre cento ottici optometristi presenti, ha funzionato perfettamente. Il fascino dell’intelligenza artificiale applicato alla misurazione e alla realizzazione della lente, abbinato alla dimensione emotiva della narrazione in grado di valorizzarlo, ha convinto la platea di un fatto: anche l’ottica è entrata in una nuova era. Sta al professionista decidere se subirla, accettando cosa verrà sostituito dall’intelligenza artificiale nel nostro settore, o guidarla attraverso la propria intelligenza emotiva.
Nicola Di Lernia
