Piovella e Mele: apertura verso le altre professioni solo mantenendo lo status quo

È stata, in estrema sintesi, la posizione della Soi, alla tavola rotonda di sabato 29 settembre a Roma, organizzata all’interno della Low Vision Academy, dove si è assistito a un duro confronto tra i vertici delle tre professioni, che non ha portato ad alcun passo avanti nella collaborazione, nonostante gli auspici della vigilia 

«La nostra attività ha la massima apertura verso le altre professioni, nel rispetto delle competenze – ha detto Matteo Piovella, presidente della Soi – Non accettiamo chi vuole modificare l’ordine dei ruoli interpretando le leggi, non pensando al bene dei pazienti, cui dobbiamo garantire il massimo dell’assistenza, del trattamento e della riabilitazione: per fare questo c’è bisogno di una figura gerarchicamente responsabile e può essere solo il medico oculista, che si avvale a sua volta delle diverse figure professionali coinvolte».
Le conclusioni del meeting le ha però tirate Luigi Mele, l’oftalmologo campano moderatore dell’incontro, che ha rappresentato la categoria quando Piovella ha lasciato prima del termine la sala per un impegno. «Sono gli ottici che ci devono mettere una pietra sopra (sulla questione legata alla figura dell’optometrista e su quella degli abusi di professione, anche relativi alle denunce alle Procure di tutta Italia, avviate dalla Soi lo scorso anno, ndr) - ha risposto Mele a chi chiedeva di guardare avanti per rendere effettiva una collaborazione - Ci sono spunti di apertura, ma devono fermarsi a riflettere per rivalutare il proprio profilo professionale. La fotografia attuale in Italia è quella che abbiamo delineato». Ossia, secondo gli oftalmologi della Soi, agli ottici vengono contestati l’abusivismo professionale diffuso e una strumentazione non idonea (in particolare si è fatto riferimento agli Oct), agli ortottisti (soprattutto a chi opera in strutture non ospedaliere) la volontà di esercitare senza il controllo dell’oculista: tutto ciò per gli oftalmologi non rende al momento realizzabile una qualsiasi forma di collaborazione. Nell’incontro, dominato da Piovella e Mele, che con estrema difficoltà concedevano la parola e la possibilità di ribattere, Andrea Afragoli, presidente di Federottica, e Dilva Drago, numero uno di Aiorao, non hanno fatto altro che cercare di rispondere alle accuse in un clima di crescente tensione e di difficile comprensione, per il continuo accavallarsi delle voci e per i toni troppo concitati. «Queste occasioni sono più uniche che rare, l’ultima è stata a Mido un paio di anni fa: abbiamo affrontato oltre quarant’anni di lotte, sarebbe ora di ragionare in termini collaborativi, al passo con i tempi e tenendo conto delle singole competenze», auspicava in apertura dei lavori Afragoli, manifestando le più rosee aspettative che il prosieguo dell’incontro avrebbe fatto fallire. 
Non tutti i presenti erano comunque d’accordo con le posizioni di chiusura espresse da Mele e Piovella, anche tra gli stessi oftalmologi: il segretario scientifico della Low Vision Academy, Paolo Limoli, è intervenuto per smorzare i toni della tavola rotonda, non in linea con lo spirito con cui era stata concepita; a sua volta il presidente Sergio Zaccaria Scalinci ha sottolineato il fatto che, nell’ambito di un evento come questo, non si può evitare di focalizzarsi sulla riabilitazione visiva, argomento che effettivamente non è stato neppure toccato in tale contesto.
Limoli e Scalinci hanno così espresso i pensieri positivi e di apertura della maggioranza degli oculisti presenti alla due giorni della Low Vision Academy: la volontà di continuare a collaborare con gli ottici e gli ortottisti nel rispetto delle relative competenze (nella foto, da sinistra, Afragoli, David Ciacci, medico-legale di Torino, Piovella e Drago).
F.T.

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