«Anche all’ultimo evento formativo, sul cheratocono (nella foto principale), era evidente la ripartizione fra le tre tipologie di uditori e in maniera pressoché uguale tra loro, per un totale di oltre 90 partecipanti - conferma Stefano Lorè (nella foto sotto), ottico optometrista e docente universitario, al nostro quotidiano - C’è soddisfazione da parte nostra, ma soprattutto la volontà di proseguire con questo tipo di aggiornamento interdisciplinare in ambito accademico». Così, dopo contattologia pediatrica e gestione della progressione miopica, il 3 aprile è stato affrontato il tema del cheratocono, «una grave malattia degenerativa dell’occhio potenzialmente molto invalidante», come ricorda una nota degli organizzatori del corso.
Marco Lisario, presidente della Associazione Italiana Cheratoconici, ha illustrato l’impatto sociale della patologia e l’importanza della sua prevenzione. A seguire due oftalmologi, Marco Messina, dirigente medico alla Clinica Oculistica dell’Ospedale di Perugia, e Carlo Cagini, direttore della medesima struttura, hanno rispettivamente affrontato l’inquadramento e la diagnosi della malattia e illustrato le strategie terapeutiche di tipo chirurgico, quali il cross-linking corneale e il trapianto di cornea, «ribadendo l’importanza della diagnosi precoce, perché il trattamento delle forme iniziali può evitare il peggioramento del quadro clinico e la necessità di ricorrere al trapianto stesso», precisa il comunicato.
Lorè ha quindi mostrato, da un lato, come le recenti innovazioni tecnologiche permettano il riconoscimento precoce del cheratocono e, dall’altro, come l’ampia gamma di lenti a contatto di ultima generazione possa rappresentare una valida alternativa alla chirurgia nella gestione di tale patologia, purché «basata su una scelta attenta, responsabile e condivisa», ricorda la nota.
Infine Daniele Fioretto, coordinatore del corso di laurea in Ottica e Optometria a Pentima, che ha moderato l’incontro, ha sottolineato come anche nella prevenzione e nella cura e gestione del cheratocono siano essenziali l’approccio multidisciplinare e la collaborazione professionale tra medici oculisti e ottici optometristi, già attiva nel percorso accademico dell’ateneo perugino.
A.M.