Se n’è andato un grande della moda, proprio durante la fashion week milanese in cui la tendenza più forte del vestire maschile è l’eleganza confortevole. Quella di cui Nino Cerruti (nella foto) negli anni 70 è stato un promotore con la giacca decostruita. Ma non è certo l’unico merito dello stilista-imprenditore. Entrato nell’azienda di famiglia alla morte del padre, a poco più di vent’anni, nel 1951, lancia la sua linea di abbigliamento Hitman. Qualche anno dopo apre un negozio in Place de la Madeleine a Parigi, con il marchio Cerruti 1881. Primo esempio di monomarca che diventa subito il punto di riferimento di chi ama vestire chic, ma innovativo. Uno stile che non sfugge al mondo del cinema con cui negli anni 60 inizia una lunga collaborazione, raccontata nel libro Cinema-Nino Cerruti. Tra i suoi “costumi di scena” l’abito da sera di Anita Ekberg in La Dolce Vita, quando ancora non disegnava la donna, che debutterà solo negli anni 90, con l’apertura della boutique in Madison Avenue a New York. Ma Nino Cerruti, oltre ad aver avuto il merito di far conoscere la moda italiana nel mondo, dai commenti per la sua scomparsa emerge come un vero signore. “Con un modo gentile di essere autorevole e anche autoritario” come ha detto, intervistato dal Corriere della Sera, Giorgio Armani che, agli inizi della sua carriera, di Cerruti è stato collaboratore e in qualche modo “allievo”.
Nino Cerruti, alfiere della moda italiana nel mondo
È morto il 15 gennaio, all’età di 91 anni, lo stilista e imprenditore biellese che fu maestro di un esordiente Giorgio Armani. Considerato un rivoluzionario del fashion, capace di determinare stili e tendenze, con il brand Cerruti 1881 tenne a battesimo anche una linea eyewear, in licenza nel corso degli ultimi due decenni a Rodenstock, Allison, L’Amy e oggi nel portfolio di Ilg International Luxury Group