Everything Everywhere All At Once, per i più moderni EEAAO, ha vinto sette Oscar. E se per i giovanissimi della generazione Z questo è davvero un film must, per chi è boomer continua a essere uno strano e misterioso enigma. Ma basta cambiare prospettiva, e togliersi i vecchi occhiali, e tutto diventa più chiaro e meno bizzarro. Almeno così dimostra la trama surreale che fa anche divertire, oltre che riflettere ed emozionare.
All’inizio del film Evelyn, un’immigrata cinese, interpretata da Michelle Yeoh, legge preoccupata scontrini e fatture dietro un paio di occhiali vintage perché sa che rischia il pignoramento della sua lavanderia a gettoni per motivi fiscali. La sadica impiegata dell’agenzia delle entrate, un’irriconoscibile Jamie Lee Curtis, assume un’aria persecutoria con la sua montatura in acetato rosso (nella foto principale, tratta da mymovies.it) ed è decisa a procedere. Il marito di Evelyn, Waymond, impersonato da Key Huy Quan, debole, pasticcione e incapace, che indossa un paio di occhiali in metallo vecchio stile (nella foto sotto, a sinistra, tratta da mymovies.it), non solo non la aiuta, ma vorrebbe chiedere il divorzio. Evelyn rischia il fallimento totale visto che anche la figlia adolescente, Joy, è sul piede di guerra perché vuole fare coming out con la giovane fidanzata davanti al nonno tradizionalista in arrivo dalla Cina. Che fare?
Evelyn vorrebbe fuggire da tutti e da tutto. E in questo film riesce a farlo davvero. A un certo punto si ritrova nel ripostiglio dell’edificio dell’agenzia delle entrate insieme al marito “debole” e nel momento stesso in cui questi si toglie gli occhiali di metallo, forse non lo sa, ma sta mandando il segnale che lo trasformerà in un supereroe di un altro universo chiamato Alphaverse. Diventato supereroe senza occhiali, Alpha Waymond comincia a spiegare a Evelyn che esistono molti universi paralleli e che ogni scelta fatta ne crea uno nuovo. E conclude categorico: “hai così tanti obiettivi che non hai mai portato a termine, sogni che non hai mai seguito. Stai vivendo la tua te peggiore”. Siamo nei mondi della fisica quantistica. Anche Evelyn a questo punto si lancia nel multiverso alla ricerca di tutte le versioni di sé, un viaggio in cui incontrerà di tutto: dai guerrieri di kung fu agli eroi cattivi del mondo di Jackie Chan, dagli occhi sassolini pensanti all’universo delle rocce dove due pietre comunicano nel silenzio più assoluto grazie ai sottotitoli, ai personaggi multigender che hanno le dita flosce a forma di wurstel e dove si impara a suonare il piano con le dita dei piedi, fino al grande buco nero dentro a un bagel cosmico. Alla fine si troverà pure la soluzione giusta per risolvere i piccoli e i grandi problemi. E anche gli occhiali nel multiverso cambiano stile e diventano più eleganti, indossati nuovamente dal marito di Evelyn (nella foto sopra, a destra, tratta da mymovies.it).
Spiegano scherzando i due giovani registi, “The Daniels”, cioè gli eccentrici Daniel Kwan e Daniel Scheinert, veri e propri eroi del cinema indie: “ci siamo divertiti a far precipitare una mamma nel mondo di Matrix e vedere cosa poteva succedere”.
Rosaria D’Amico