Così Sopti ha ricreato il senso di appartenenza

Una partecipazione senza precedenti di iscritti, di aziende espositrici, di relatori rispettosi dei tempi, di nuovi soci: all’ultimo Congresso della Società Optometrica Italiana si è tornati a percepire una gradevole armonia, grazie al lavoro del giovane consiglio direttivo uscente

“Entrò nella mia vita nel febbraio del 1932 per non uscirne più. Da allora è passato più di un quarto di secolo, più di novemila giorni…ricordo ogni particolare: l’aula scolastica con le panche e i banchi massicci… se chiudo gli occhi riesco ancora a vedere i miei compagni… ”.

Queste sono le prime righe dell’introduzione de L’amico ritrovato, una breve novella che lo scrittore ebreo tedesco Fred Uhlman pubblica nel 1971 (in Italia esce per Longanesi nel 1979) all’interno della Trilogia del Ritorno, tre volumi carichi di appunti atroci degli anni 30, nella Germania che stava diventando nazionalsocialista. Avvocato e oratore politico, è costretto a fuggire con la famiglia da Stoccarda e dopo lunghe peripezie si trasferisce a Londra dove muore nel 1985. La sua passione per la pittura gli consente di condensare e adattare, dentro un’unica piccola tela, memorie crudeli e dolorose con rimpianti carichi di desideri all’interno di una narrazione musicale lirica e a un tempo ossessiva.

Il 14 e 15 aprile Sopti ha tenuto il suo 18° Congresso nazionale a Riccione, con focus su complicanze, imprevisti ed errori in optometria (nella foto). I consuntivi, insostituibili anche quando asettici nei numeri, hanno indicato una partecipazione senza precedenti di iscritti, presenti sino alla fine, di aziende espositrici e di relatori rispettosi dei tempi, di nuovi soci e di un bilancio in dignitoso attivo: la sera della domenica i soci hanno anche potuto scegliere e votare il nuovo direttivo, ancora una volta composto da giovani laureati.

Quello che non emerge dai rendiconti quantitativi è il ritrovato amabile cameratismo, la gradevole armonia che, in pochi anni, il consiglio direttivo in carica ha saputo ricreare, dopo un troppo lungo e affannoso letargo. Il compiacimento del senso di appartenenza, che non è lo sforzo di un civile starsi accanto e nemmeno un insieme casuale di persone o il consenso a un'apparente aggregazione, è una occorrenza che si avverte e cresce lentamente quando, dal palcoscenico, il narratore sa figurare la realtà con garbata leggerezza. Un plauso a coloro che si sono spesi per richiamare l’orgoglio e il vanto di aderire a Sopti a chi è presente “da più di un quarto di secolo”.

Sergio Cappa

Formazione