Confindustria Moda: +16% nel primo semestre 2022

È la previsione di fatturato della federazione che riunisce le associazioni italiane di tessile, fashion e accessorio, tra cui Anfao: si temono tuttavia ripercussioni negative già nel secondo trimestre dell’anno per il conflitto russo-ucraino e i rincari energetici e delle materie prime

Secondo la tradizionale indagine congiunturale di Confindustria Moda, il primo trimestre 2022 si è chiuso con un rialzo del fatturato del 19,3% rispetto allo stesso periodo del 2021, superiore alle aspettative che prevedevano una crescita del 14%. Anche l’andamento degli ordini ha registrato un trend positivo: +15%. Relativamente al secondo trimestre, invece, l’incremento medio delle vendite è atteso nell’ordine del 12,9%. «Sebbene sia una previsione positiva, vede un rallentamento anche a causa delle incertezze sullo scenario internazionale su cui pesano principalmente le tensioni del conflitto russo-ucraino - ha dichiarato il direttore generale Gianfranco Di Natale, in una conferenza stampa online che si è tenuta nei giorni scorsi - Con queste previsioni il primo semestre 2022 dovrebbe archiviarsi con una crescita del fatturato del 16%».

Per quanto riguarda invece i dati pre-consuntivi del 2021, elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda, il fatturato è stato di 91,7 miliardi di euro, pari al +22,2% rispetto all’anno precedente, ma ancora al di sotto del 2019 (-6,4%). L’export, invece, ha quasi raggiunto i livelli pre Covid, grazie soprattutto a gioielleria e occhialeria (nella tabella).

Emerge tuttavia una forte preoccupazione legata al futuro del comparto, perché, sempre secondo l’indagine, solo l’8% registra un sentiment positivo sull’evoluzione congiunturale, contro il 49% che confida nella stabilità del mercato e un 43% che prevede un peggioramento tra aprile e giugno rispetto ai tre mesi precedenti. A pesare sono le preoccupazioni legate al conflitto russo-ucraino, solo in parte dovute all’esportazione. Gli impatti più significativi risultano, infatti, connessi all’aumento dei costi trasversali, di materie prime ed energia: sul fronte dei rincari energetici, l’80% dichiara che l’impatto sarà forte, il 18% ne prevede uno lieve, mentre solo per il 2% degli imprenditori questo sarà trascurabile. Sul versante delle materie prime, invece, 9 imprese su 10 denunciano aumenti sostanziali.

«I rincari delle materie prime e dei costi energetici, la guerra in corso, ma anche il ritorno della pandemia e il conseguente lockdown in Cina possono avere un’incidenza negativa sulle nostre imprese, soprattutto sulle piccole e medie: ecco perché occorrono ancora più urgentemente le riforme strutturali e una riflessione sulla dipendenza energetica e le fonti alternative, per competere sui mercati in maniera paritaria – ha commentato il presidente di Confindustria Moda, Cirillo Marcolin – Senza dimenticare il reshoring: vanno incentivate le azioni per tornare a produrre in Italia, accorciando così la filiera, riducendo i costi di trasporto e di magazzino e impattando meno sull’ambiente». Con queste attività, cui va aggiunto lo sforzo comune sulle sfide del futuro, digitalizzazione, internazionalizzazione e sostenibilità, secondo Marcolin l’intero sistema moda e accessorio entro il 2023 potrebbe raggiungere i livelli pre pandemici.

(red.)

Fashion