CERIOLI CHIUDE: BOLOGNA PERDE UN ALTRO PEZZO DI OTTICA

A fine mese l’imprenditore felsineo cesserà definitivamente l’omonima attività in via Indipendenza: poco più di un anno fa era toccata la stessa sorte a Ottica Pasquini, altra insegna storica della città

Quei sessanta metri quadrati di negozio ne hanno visti tanti di clienti in 81 anni di attività, da quando il nonno lo aveva aperto nel lontano 1939: gente comune e personaggi famosi, come Gino Bramieri quando soggiornava nell’hotel adiacente. Lo ha recentemente ricordato Roberto Cerioli in una toccante intervista rilasciata a Il Resto del Carlino. «Non chiudo per difficoltà economiche: non avendo figli e avendo raggiunto i 67 anni di età, era una scelta programmata da tempo», spiega a b2eyes TODAY Cerioli, che nell’ultimo decennio ha dovuto confrontarsi con un vicino come Avanzi sotto l’egida GrandVision. «Anche per tale motivo sapevo che sarebbe stato difficile che potesse subentrarmi un altro centro ottico: tuttavia, dal 2011 a oggi, anziché soccombere, abbiamo implementato la strategia di elevata professionalità che già ci contraddistingueva e che ci ha permesso di mantenere o addirittura in alcuni periodi incrementare il fatturato - sottolinea il professionista bolognese - Auspico, quindi, che i giovani ottici di oggi abbiano la voglia e la passione di portare avanti questo mestiere dalla scuola sino al termine del percorso lavorativo, facendo leva su formazione, serietà ed etica: solo questi valori possono determinare una differenza sostanziale tra un ottico indipendente e una catena». Per Cerioli, infatti, il rapporto personale con il cliente è uno, se non il più rilevante tra gli elementi vincenti per un professionista della visione, che oggi «deve trasformarsi in un consulente, proporre servizi, senza invadere campi altrui, bensì lavorando in sinergia con la classe medica», afferma.

Cerioli, che ha guidato il centro ottico di famiglia per quasi mezzo secolo, con il prezioso contributo della moglie Rita (nella foto) lascia dunque con un pizzico di inevitabile commozione, ma con altrettanta serenità. «Avevo 17 anni quando persi mio padre e, da figlio unico, mia madre mi spinse a iniziare il percorso di studi di ottica per condurre l’attività - ricorda - Il mio sogno era diventare ingegnere meccanico: non fu perciò facile adeguarmi alla nuova realtà, ma la passione di Vasco Ronchi e di tutto il corpo docente della scuola di Vinci, la solidarietà dei colleghi locali guidati da Riccardo Guadagnini, allora presidente di Assopto Bologna, e la mia tenacia mi hanno consentito di compiere un lungo viaggio in questa professione, ricco di soddisfazioni – rivela Cerioli – Tanto che non voglio abbandonarla, anche dopo che avremo abbassato la saracinesca per l’ultima volta: mi piacerebbe proseguire nella formazione o nella consulenza, rendendomi così ancora utile alla nostra categoria».

A.M.

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