Ago: presbiopia, non aspettiamo che delle linee guida

È l’auspicio a conclusione del secondo meeting del gruppo, svoltosi il 15 ottobre alla Villa Gallarati Scotti di Oreno di Vimercate, in provincia di Monza e Brianza, che Roberto Pregliasco, alternatosi per l’occasione nelle vesti di ottico optometrista e di coach, ha rivolto alla platea di un’ottantina di professionisti della visione

La presbiopia non va più considerata come un fattore fisiologico, ma come una condizione più ampia, che tenga conto dell’invecchiamento della persona e quindi dell’occhio e, di conseguenza, delle possibili patologie che tale invecchiamento può portare con sé. Ma anche di come gestire i giovani presbiti e quelli consolidati, in particolare gli over 65, i quali oggi mostrano uno stile di vita più attivo e molto più legato all’utilizzo dei device rispetto a dieci anni fa e, pertanto, necessitano di soluzioni visive adeguate. È, in estrema sintesi, il messaggio lanciato dal secondo meeting Ago, l’Alleanza Gruppi Ottica che raccoglie i circa 140 punti vendita di Cio e i quasi 400 di Ottici Associati.

Al primo appuntamento di un anno fa si era parlato di gestione della progressione miopica, ora è toccato alla presbiopia. Nella mattinata Hoya, Rodenstock e Zeiss per l’oftalmica, CooperVision, Menicon Soleko e Safilens per la contattologia, oltre a Marchon per le montature e al metodo Clipsystem, si sono alternati in spazi funzionali all’interno della suggestiva villa alle porte di Milano per una serie di workshop sui loro prodotti destinati ai presbiti. Nel pomeriggio Gian Maria Venturino (nella foto, a destra, con Pregliasco), oftalmologo dell’Ospedale San Paolo di Savona, ha spiegato la gestione clinica del paziente presbite, nonché opportunità e limiti delle varie soluzioni chirurgiche, dando vita, grazie al contributo dello stesso Pregliasco, a un animato dibattito con gli ottici optometristi presenti: sono state almeno una quindicina le domande per l’oculista ligure, nate dal vissuto quotidiano dei centri ottici e riguardanti situazioni più o meno rare o difficili, ma comunque tali da richiedere il dialogo e il confronto con la classe medica.

«Sarebbe bello avere delle linee guida sulla presbiopia, non aspettiamo altro: l’oftalmologo, infatti, ha bisogno di noi professionisti per la soluzione tecnologicamente più evoluta e adatta al suo paziente e noi dobbiamo educare le persone al controllo visivo e alla familiarità con certi argomenti, senza essere restii a inviarle dal medico oculista – ha detto Roberto Pregliasco – Quanto sarebbe ancora più bella, poi, una collaborazione tra le due categorie professionali per tutta la popolazione e non solo per i 28 milioni di presbiti». Anche Carlo Vannucci, amministratore delegato di Ottici Associati, ha ricordato l’importanza di un approccio diverso nei confronti della presbiopia, da considerare un fenomeno globale. «Quelli bravi direbbero olistico: deve quindi essere avviata una relazione con il presbite, che è al tempo stesso cliente del centro ottico e paziente dell’oculista – ha detto Vannucci – Fondamentali perciò risultano da un lato il dialogo con la persona che abbiamo davanti a noi e, dall’altro, la formazione, perché le lac multifocali applicate in Italia sono ancora troppo poche e rimane altra strada da fare anche nelle lenti oftalmiche multifocali».

A.M.

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