Che ruolo interpretano le scuole sul palcoscenico della modernità?

Se è assolutamente vero, come è emerso durante Optotales, che l’evoluzione tecnologica espressa dalle aziende del settore ha reso possibile un eccezionale cammino nell’acquisizione di dati sempre più sofisticati per la compensazione dei difetti visivi, è però forse anche giunto il momento di interrogarsi sull’attualità dei programmi scolastici, sull’attinenza dei percorsi di studi, sulla dotazione dei laboratori

“Il giudice D’Andrea, ancora con la testa tra le mani, aspettò un pezzo che l’angoscia che gli serrava la gola desse adito alla voce. Ma la voce non volle venir fuori; e allora egli, socchiudendo dietro le lenti i piccoli occhi plumbei, stese le mani e abbracciò il Chiarchiaro a lungo, forte forte, a lungo. Questi lo lasciò fare. - Mi vuol bene davvero? - gli domandò - E allora istruisca subito il processo, e in modo da farmi avere al più presto quello che desidero. - La patente? Il Chiarchiaro protese di nuovo il braccio, batté la canna d’India sul pavimento e, portandosi l’altra mano al petto, ripeté con tragica solennità: la patente.”

Queste sono le ultime righe della novella La patente, pubblicata da Luigi Pirandello nel 1911 sul Corriere della Sera e inclusa nelle Novelle per un anno del 1922. Protagonista è Rosario Chiarchiaro, cacciato dal lavoro perché considerato uno iettatore, obbligato a indossare vistosi occhiali neri e al suo passaggio i superstiziosi si esercitano nei più diversi segni scaramantici. La vicenda, come mostrata poi nel film diretto da Luigi Zampa nel 1954 con Totò protagonista, finisce in tribunale dove il Chiarchiaro chiederà la patente di iettatore, con cui pretendere di essere pagato per evitare i suoi malefìci.

Domenica 28 febbraio, via web, abbiamo assistito alla lodevole iniziativa di Federottica dal titolo Optotales, racconti di identità collettiva: orgogliosi affreschi di un glorioso passato per un radioso futuro. All’ottico, ancorché optometrista, è stato presentato un tappeto di sofisticata tecnologia dalle potenzialità espresse e possibili: affatturate macchine multifunzione in grado di arrivare a leggere, interpretare, dimensionare, visionare, memorizzare, comparare, inviare, fotografare il particolare, anche se invisibile. Il risultato è quel meraviglioso prodotto che sono, ad esempio, le progressive di ultima generazione o l’oftalmica per ipovisione.

Sommessamente però, da anziano insegnante, sottopongo alla oziosa curiosità che le scuole sul palcoscenico della modernità e dell’innovazione solitamente non compaiono: interrogarsi sull’attualità dei programmi scolastici, sulla specificità dei vincoli burocratici, sulla competenza (richiesta) al corpo docente, sull’attinenza dei percorsi di studi, sulla dotazione dei laboratori, sulla liberalità delle licenze didattiche non è certamente un compito industriale ma è, quanto meno, un inquisire parallelo. Consultarsi con onesta coscienza è un anacronismo, una domanda di inutile buonsenso, una estiva chiacchierata tra amici o finalmente un’attuale esigenza? Quanto meno affinché l’attestato scolastico di ottico non sia sempre più solo una patente di liceità professionale.

Sergio Cappa

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