Non vedenti: i monopattini sono un rischio (lo dice anche Report)

Da alcuni mesi le associazioni di ciechi e ipovedenti mettono in evidenza la pericolosità di questo mezzo di trasporto, diffusosi nelle città italiane con la pandemia da Covid

Lo ha ricordato lunedì scorso anche Sigfrido Ranucci, il conduttore di Report, la nota trasmissione d’inchiesta di Rai 3, al termine del servizio sulla Helbiz, la prima azienda ad aver portato lo sharing nel nostro paese, che ha ottenuto concessioni per la condivisione dei propri mezzi in oltre venti città italiane, e sul suo amministratore delegato Salvatore Palella: Uici, l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, segnala i rischi cui queste persone vanno incontro se i monopattini elettrici vengono lasciati incustoditi sui marciapiedi. L’associazione, anche tramite le sue organizzazioni provinciali o regionali, e varie strutture che si occupano dei non vedenti stanno portando avanti questa battaglia da mesi.

«È da tempo che la mobilità autonoma delle persone cieche e degli ipovedenti è condizionata da un sistema disordinato di gestione del traffico e l'attuale diffusione dei monopattini può creare ulteriori disagi - ha commentato Antonio Organtini, direttore del Centro Regionale S. Alessio Margherita di Savoia per i Ciechi, su Il Messaggero del 10 ottobre scorso - Sentiamo spesso le lamentele dei nostri utenti che nelle nostre strutture imparano a muoversi da soli, ma poi si ritrovano a fare i conti con questi ostacoli lasciati per distrazione o sciatteria sui marciapiedi, con modalità che sfuggono ai controlli».

«I monopattini vengono ormai lasciati in modo fantasioso sui marciapiedi occupando tutto lo spazio a disposizione e mettendo a rischio o in difficoltà le persone disabili, quelle in carrozzina o non vedenti - ha sottolineato nello stesso articolo Giuliano Frittelli, presidente dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti, che ha lanciato una petizione per un utilizzo consapevole del monopattino su change.org - Chiediamo che ci siano delle aree di sosta già predefinite in modo da consentire una fruizione più serena dei marciapiedi e che questi mezzi abbiano un segnalatore acustico: a livello europeo nel 2019 è entrata in vigore una normativa che stabilisce che sotto i 30 chilometri orari i dispositivi elettrici di mobilità abbiano un piccolo segnalatore acustico che faccia comprendere al pedone che sta passando. E chiediamo un limitatore automatico di velocità nelle aree pedonali come è successo a Parigi».

Già l’estate scorsa l’Uici di Torino aveva segnalato il problema. «La nostra non è assolutamente una presa di posizione contro la mobilità alternativa - ha dichiarato a superando.it Giovanni Laiolo, presidente della territoriale - Anzi, comprendiamo il valore di questi mezzi versatili e non inquinanti. Il problema è che serve una disciplina». «A nostro avviso l’unica soluzione davvero efficace sarebbe quella di istituire spazi appositi in cui i mezzi vadano lasciati dopo l’utilizzo», ha aggiunto nel medesimo articolo Christian Bruno, referente del Comitato Autonomie e Mobilità dell’Uici del capoluogo piemontese.

(red.)

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