Natale sospeso: sapremo passare dal desiderio all’aspirazione?

È un esercizio che potremmo tutti fare durante le prossime festività, ridando a questo periodo il suo vero e intimo significato

“Ho fatto un sogno / un sogno all'incontrario / ho fatto un sogno / un sogno poco serio / Ho sognato che tutto quello che andava male andava bene / e tutto quello che andava bene andava male... / andava quasi tutto bene! / La mia città era piena di verde / tanto che i semafori per l'imbarazzo rifiutavano il rosso e l'arancione...”

È l’inizio di un famoso monologo dell’attore Paolo Rossi, presentato in uno spettacolo a Milano nel 1993, dove tutto accadeva al contrario del reale, e dentro al quale il protagonista immaginava il mondo capovolto, dove i figli volevano fare i compiti mentre i genitori li incitavano a uscire a divertirsi, fuori l’aria era pulita e non c’era traffico sulle strade.

In verità nella primavera scorsa gli indici della qualità dell’aria delle vie di Milano erano all’incontrario per colpa o merito dell’isolamento cui eravamo obbligati senza che, peraltro per lo stesso motivo, potessimo approfittarne. Pochi, a marzo, avrebbero immaginato che saremmo poi arrivati alla soglia del Natale disquisendo ancora di ristori e ristoranti, di banchi girevoli e studenti a casa, di negozi aperti e strade chiuse, di ospedali in sofferenza e politici distratti.

In queste settimane di fine d’anno, bisestile, apologetico per la nostra professione per via di quella strana combinazione numerica, assistiamo al richiamo in ospedale dei medici pensionati e dei giovani specializzandi in cerca di concorsi. Paolo Rossi negromante? Curioso richiamo profetico di una finzione teatrale? E se allora, obbligati dai tempi, provassimo a realizzare tutti una artificiosa commedia nella quale il Natale torna a essere un diffuso e partecipato simulacro della sua intima essenza? Potremmo sperimentare e comprendere come passare dal desiderio vorace e compulsivo a un’altra modalità di esercizio: credo poterla chiamare aspirazione, il desiderio cioè indirizzato ad spiritum e non soltanto ad se, come sottolinea il teologo Vito Mancuso. Non si può certo vivere senza desiderare, ma si può o si deve vivere orientando il desiderio, innalzandolo sino a trasformarlo in aspirazione. Questo tempo sospeso ci offre la possibilità di provare. Al lettore, felice ti sia il Natale e sereno il divenire nuovo.

Sergio Cappa

Professione