Anche nell’isolamento forzato la libertà è in “vista”

In un tempo sospeso nella incessante lotta contro un nemico invisibile, le energie collettive si esprimono creativamente nei messaggi al balcone, quasi a voler rincorrere almeno con occhi e orecchi la tanto desiderata possibilità di muoversi senza vincoli. Ma tra quattro mura, grazie alla compagnia di un buon libro, anche questo momento di reclusione può essere un alleato prezioso

“L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti alla miseria e alla violenza. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà. La nostra conoscenza ci ha resi cinici, la nostra intelligenza ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine, abbiamo bisogno di umanità. Più che dell’intelligenza, abbiamo bisogno di bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto”.

Il film Il grande dittatore di Charlie Chaplin, realizzato nel 1940, racconta la storia di un barbiere ebreo che vive nella Tomania, la Germania, sotto la dittatura di Adenoid Hynkel, alias di Adolf Hitler. Una commedia drammatica che si conclude con il discorso più bello sulla libertà che sia mai stato scritto per un film: è uno dei maggiori capolavori della storia del cinema, nonché un vero e proprio pezzo di storia del XX secolo e quel monologo è, oggi, più che mai attuale.

Le società occidentali, cresciute nella singolare convinzione dell’immortale invincibilità, stanno vivendo, in questi mesi, la straniante emozione dell’angoscia collettiva nel fronteggiare un’invisibile e inafferrabile nemico, investendo capitali ed energie titaniche per sintetizzare microscopici scudi da inocularci al fine di vincere l’aliena guerra dei mondi. Nel frattempo altaleniamo tra comici e drammatici alibi per consentirci di fuggire dalla reclusione che dovremmo osservare, perché le nostre vite e i nostri desideri, come le nostre economie, sono strettamente collegate e correlate: la nostra natura somiglia in tutto a quella degli animali sociali. Anche per questo ci crucciamo della forzata cattività e liberiamo le collettive energie creative nei messaggi al balcone, come se la vista e l’udito godessero di una sorta di vaccinale passaporto antivirale verso l’agognata libertà. Allora, quando poi richiudiamo le finestre e ci accomodiamo sul dondolo, saggiamo la compagnia di un libro, meglio se di carta: il tempo recluso tornerà ad essere un alleato.

Sergio Cappa

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