Lac e tecnologia: serve anche a vendere, non solo a misurare

Nei mesi del lockdown e ora con la ripartenza la contattologia ha voluto ribadire il proprio ruolo di segmento che può dare di più all’ottico e al consumatore in un contesto così particolare. I dubbi però non mancano

Le notizie dal fronte dell’ottica durante la quarantena davano le piccole riparazioni e le scorte di lenti a contatto come i motivi principali delle visite dei clienti. Alcuni ottici “illuminati” avevano perfino intrapreso l’idea della spedizione a casa delle lac al fine di evitare al portatore un’uscita di casa poco gradita. In quei giorni difficili si era scatenata anche la diatriba sull’opportunità o meno di applicazioni o controlli di lenti a contatto nei centri ottici: il buon senso suggeriva di far attendere per questo servizio, indipendentemente dalle ricerche e dai pareri degli esperti, perché c’era altro cui pensare e i rischi erano più elevati dei possibili benefici. Tuttavia la contattologia con le sue aziende, i suoi contattologi “faro” e la sua dinamica a pacchetto da accumulare come l’Amuchina è stato il segmento più vivo del nostro mercato.

La contattologia oggi merita più attenzione rispetto al passato per l’imprenditore dell’ottica, sebbene i motivi che snocciola siano sempre gli stessi, con una spruzzata di soda a rinfrescarli. Prodotto con la maggiore rotazione e visita del cliente finale nel negozio. Prodotto che si sposa, almeno per un quarto dei casi, a un abbonamento annuale misto servizio-lenti. Spedizione programmata o, come si diceva negli anni 90, direct shipment. Private label a protezione della fedeltà del cliente e del margine dell’ottico. Un prodotto sempre moderno, forse il più performante per la visione di un pubblico dinamico e libero. Una categoria che eleva la qualità del centro ottico soprattutto se alla contattologia a pacchetto abbiniamo quella specialistica, con un maggiore valore aggiunto professionale.

Ma allora cosa manca? Perché negli eventi della categoria aleggia tra gli operatori, nonostante tutto, una sensazione di scetticismo? Può essere solo il commercio elettronico la spina conficcata nella zampa del contattologo-leone che gli impedisce di correre? Le aziende hanno l’onere e l’onore di rispondere a queste domande come e quando ritengono. Qui ci rivolgiamo all’applicatore. Se in questi mesi avete constatato quello che l’industria vi sta raccontando, sarebbe il caso di cambiare marcia e mentalità. La contattologia non può avvalersi della tecnologia solo per misurare, ma anche per gestire e vendere. La contattologia è il segmento giovane e giovanile del centro ottico, va declinata su valori diversi rispetto all’oftalmica che resta comunque la regina dei numeri, bisogna osare nei servizi e nell’innovazione. Spesso siamo ancora lì tra gli ottici a domandarci che cosa sarà in futuro la contattologia. Sarebbe il caso, ora, che anche l’applicatore dia una risposta chiara.

Nicola Di Lernia

Professione