Gli agenti e il post lockdown: sarà tutto come prima?

Si parla molto di protocolli sanitari e di igiene che il negozio di ottica sta iniziando ad applicare per rendere sicuro l’acquisto e favorire il ritorno del cliente. Nessuna informazione ufficiale, invece, su chi deve riprendere a vendere occhiali all’ottico

Dal primo giorno di lockdown ho subito creduto che saremmo tornati a una nuova normalità. Non quella di prima, certo, ma l’avremmo chiamata prima o poi normalità. Il distanziamento sociale e l’assoluta mancanza di contatto umano, se non all’interno delle mura di casa, in questi 45 giorni ci hanno cambiato da dentro. La voglia di salutare c’è, incrociando i conoscenti per strada, ma con una vena di cautela. Il desiderio di un caffè al bar c’è, ma se costerà sacrifici o disagi probabilmente verrà posticipato. Acquistare è ancora un must, soprattutto beni di prima necessità e di svago casalingo, ma mai come oggi la gente predilige i pagamenti elettronici pur di non dover maneggiare le banconote. In sostanza questo piccolo quadro è l’antitesi del modello italiano e latino della vita. Negli spot pubblicitari ante Covid-19 abbracciavamo anche gli sconosciuti, parlavamo a pochi centimetri dal viso dell’altro, amavamo camminare e confonderci, vedevamo il bar come un luogo di aggregazione e non solo di degustazione. Ecco perché la nuova normalità sarà un cambiamento di mentalità non da poco e segnerà il tramonto e il sorgere di molte generazioni. Domani è il Primo Maggio, normalmente una giornata dedicata all’aria aperta, ai concerti, alle prime chiacchiere prolungate in giardino. Ci sarà nulla o poco di questo. I centri ottici, formalmente mai chiusi, ripartiranno di fatto il 4 maggio perlopiù con un equipaggiamento di mascherine, guanti, disinfettanti, plexiglass, purificatori d’aria e sterilizzatori di occhiali degni di un film di fantascienza. Ma così, almeno per il momento, dovrà essere se vogliamo che il pubblico sposi immediatamente l’ottica e non la releghi agli acquisti non strettamente necessari in coda alla lista dei bisogni.

Quale sarà il ruolo dell’agente dell’occhiale in questa nuova normalità? Di certo le visite “volanti” senza appuntamento saranno sconsigliate dagli stessi ottici. Le due, quattro, a volte sei valigie non saranno certo ben viste sui banchi disinfettati dei negozi. Maneggiare un grande numero di montature potrebbe essere poco affine al protocollo d’igiene che l’imprenditore sta applicando nel suo centro. Inoltre gli ingressi contingentati obbligheranno il rappresentante ad aspettare con le valigie il proprio turno all’esterno del negozio a un metro di distanza dietro clienti con la mascherina. Un agente, consulente commerciale o ambassador dell’occhiale dovrebbe farsi queste domande per trovare le giuste risposte o chiederle alla propria azienda. Va inoltre ripensata la modalità di vendita: tante cose muteranno, perché anche questa nobile arte non potrebbe giovare del cambiamento? Infine serve, se serve, un’incursione leggera dall’ottico. Catalogo digitale su tablet, couvette esemplificativa, appuntamento anche in orari diversi o borderline rispetto a quelli di apertura del negozio, preparazione dell’appuntamento con dossier elettronici su misura del cliente da visitare. Altrimenti le valigie staranno fuori e rimarranno solo nel ricordo delle suite d’albergo dei grandi commerciali dell’occhiale degli anni 80, delle convention aziendali degli anni 2000 o, piuttosto, nel carrello digitale dei siti delle aziende. Perché, almeno per un po’, le valigie sui banchi degli ottici non ce le vedo proprio. Questa parte del mondo dell’ottica che ama meno di tutti le trasformazioni dei propri riti dovrà per forza rivedere un processo di vendita b2b che già prima del coronavirus rischiava di risultare logorato dagli anni.

Nicola Di Lernia

Professione