Adesso dobbiamo andare tutti a Mido

Non è il martedì grasso che a Venezia ci proponevamo di vivere oggi. Le università e le scuole sono chiuse, ma non per evitare che i ragazzi si lancino le uova e la farina. Siamo in una semi quarantena con la quaresima che ci aspetta all’angolo. La notizia che Mido già sabato scorso ha deciso di posticipare l’edizione dei cinquant’anni è paradossalmente la migliore che potessimo aspettarci. E va ricompensata

Molti mi hanno chiesto in questo mese di coronavirus un parere sull’andare o meno a Mido. Sostenevo che a bocce ferme non c’erano rischi visibili per non andarci e con un po’ di fortuna questa edizione sarebbe potuta salpare. In ogni caso la decisione spettava alla coscienza di ognuno e non all’opinione di qualcuno. I fatti di questi ultimi giorni mi hanno smentito in entrambe le posizioni. Le bocce si sono mosse improvvisamente con l’aggravante che il primo focolaio importante si è verificato a pochi chilometri da Milano.

A Mido sono affezionato, non lo nascondo. Non sono sempre stato d’accordo con l’organizzazione e l’ho anche scritto, ma per me e per tanti altri Mido è la mia e nostra casa per tre giorni all’anno, la mia e nostra fiera dell’ottica da decenni. Ho fatto i primi passi in piazza VI Febbraio, ho vissuto il passaggio al Portello e il grande salto a Rho. Ero preoccupato per come si potesse gestire una situazione particolarmente delicata sul piano economico ma anche personale. Mido lo ha fatto egregiamente.

Ora, a fine maggio o a giugno che sia, compatibilmente con i tanti fattori da cui dipenderà, al Mido dei cinquant’anni dobbiamo andare tutti, ma proprio tutti. Facciamo le valigie, come disse Fabio Caressa a Beppe Bergomi per la finale dei Mondiali 2006 a Berlino. E andiamo a Milano quando ce lo chiederanno. Perché Mido, cioè l’Italia dell’occhiale e dell’ottica, dopo che ci saremo messi alle spalle il virus, andrà omaggiata da tutti e visitata da tutti, essendo il punto di riferimento mondiale per il settore. Lasciando gli scetticismi e i rimbrotti a casa almeno per una volta. Dovremo solo festeggiare uno scampato pericolo e un amico che si è comportato bene con noi. E andare tutti a Mido.

Nicola Di Lernia

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