Venti bimbi su 127 presentano alterazioni visive che richiedono un approfondimento specialistico: è quanto emerso dal progetto svoltosi dal 16 al 26 giugno scorso, parte dello studio “Occhi Preziosi”, il quale intende raccogliere dati sui difetti visivi di circa 1.500 bambini all’atto del loro ingresso nella scuola materna. «Questo studio scientifico, di prossima pubblicazione, intende così sollecitare l’istituzione regionale a far sì che un controllo visivo all’età di tre anni diventi una procedura standard di sanità pubblica», si legge in un comunicato congiunto.
L'indagine del giugno scorso, condotta dalle ortottiste di Vision+ dopo una anamnesi attraverso esame della facies, con autorefrattometria, esame ortottico ed esame del Riflesso Rosso, ha rivelato che il 15% dei soggetti esaminati necessita di approfondimenti diagnostici per vizi di refrazione, mentre complessivamente sono emerse alterazioni significative in oltre il 20% del campione. «Tali risultati confermano l'importanza cruciale della prevenzione in età prescolare: la funzionalità visiva si completa nei primi anni di vita e le alterazioni, se non diagnosticate tempestivamente, possono compromettere definitivamente lo sviluppo della vista, che a sua volta può incidere sulla vita di relazione del bimbo», spiega nella nota Demetrio Spinelli (nella foto).
Su 127 bambini sottoposti a screening (63 maschi e 64 femmine) il 13,4% ha evidenziato astigmatismo, il 6,3% ipermetropia, il 2,4% anisometropia, l’1,6% ambliopia e lo 0,8% strabismo e alterazioni della motilità oculare. Particolarmente significativo il dato sulla familiarità: oltre la metà dei soggetti (53,5%) presenta una storia familiare di vizi di refrazione, mentre il 7,9% ha familiarità per patologie oculari più severe come glaucoma e maculopatie.
Inoltre, solo il 49,6% dei bambini era già stato sottoposto a visita oculistica, nonostante l’età critica per lo sviluppo visivo. «Il periodo tra i 3 e i 6 anni è definito “plastico”, perché consente ancora una correzione pressoché totale delle alterazioni visive: dopo questa finestra temporale le possibilità di recupero si riducono drasticamente - sottolinea Spinelli - Lo screening ha altresì rilevato che il 10,2% degli esaminati era nato pretermine, una condizione che aumenta il rischio di problematiche visive e che richiede un monitoraggio ancora più attento. È dunque fondamentale effettuare uno screening visivo già nel neonato e indirizzare ogni bambino a una visita oculistica entro i 3-4 anni di età: la vista è un bene prezioso che può essere preservato, ma solo se agiamo in tempo».
A cura della redazione