Special Olympics: a Torino circa 500 screening visivi

Per la prima volta in Italia, i Giochi invernali dedicati alle persone con disabilità intellettiva si svolgeranno fino al 15 marzo presso il capoluogo torinese. In tale occasione, dal 7 al 9 marzo, sono stati effettuati controlli della vista dai volontari di Opening Eyes, progetto che riunisce oculisti e ottici optometristi, come supporto agli atleti che prendono parte alla competizione sportiva: l’obiettivo era fornire una visita specialistica e una soluzione visiva immediate a chi presenta problemi oculari o refrattivi

Da Atene a Torino. Attraverso il Piemonte, passando per le principali località della regione, la Fiamma della Speranza, ha finalmente raggiunto l’Inalpi Arena l’8 marzo, dando ufficialmente il via ai Giochi mondiali invernali di Special Olympics. Il capoluogo piemontese, Sestriere, Pragelato e Bardonecchia accolgono in questi giorni, fino al 15 marzo, oltre 1.500 atleti provenienti da 102 nazioni, insieme a duemila volontari che garantiranno il corretto svolgimento della manifestazione, 500 media accreditati, oltre tremila famiglie e mille coach per celebrare lo sport come simbolo di speranza, unità e determinazione. Sono attesi inoltre centomila spettatori che vedranno gli atleti gareggiare in otto sport invernali: sci alpino, sci di fondo, danza sportiva, pattinaggio artistico, floorball, short track, snowboard e racchette da neve.

Il primo giorno delle competizioni è stato inaugurato anche il Progetto Salute che coinvolge professionisti, medici e sanitari di diverse branche per sottoporre gli atleti presenti a un controllo specifico in base alla propria area di competenza. Ed è in tale ambito che si inserisce il progetto Opening Eyes, di cui sono responsabili per l’Italia Renzo Velati e Simone Santacatterina. «L’iniziativa nasce in seno agli Special Olympics Lions Club International Foundation Opening Eyes, movimento globale di origine americana avviato dalla famiglia Kennedy - spiega Velati a b2eyes TODAY - Dagli anni 70 e 80 è stato strutturato un vero e proprio programma, approdato come Opening Eyes nel 2001 in Italia, paese tra i primi in Europa».

Allo stadio Inalpi si sono quindi svolti screening della vista. «Erano operativi 40 volontari clinici e 15 volontari non clinici appartenenti al Lions Club, erano attive 14 postazioni per esami dedicati e più di venti strumentazioni cliniche professionali: il nostro scopo era offrire una soluzione immediata all’eventuale difetto refrattivo nel momento in cui veniva rilevato - dice ancora Velati - Sono state messe a disposizione degli atleti 800 montature da vista, 500 da sole, 200 modelli sportivi e maschere da sci, 100 caschi protettivi da sci». Nelle tre giornate gli specialisti hanno effettuato screening a circa 500 persone. «Come ottici optometristi ci occupiamo della refrazione, del controllo della superficie anteriore dell’occhio, della binocularità e delle capacità sensoriali, secondo un protocollo standard mondiale stilato dall’organizzazione cui facciamo capo», afferma il professionista lombardo. A loro volta gli oculisti hanno valutato l’integrità dell’apparato visivo degli atleti con una visita medica specialistica. Oltre agli sponsor globali della Lions Club International Foundation, l’iniziativa ha ricevuto il supporto di Safilo per le montature e di OneSight EssilorLuxottica, oltre al sostegno locale di Centro Style, Topcon ed Eyetech Medical.

«A livello mondiale i numeri emersi dalle precedenti attività fanno riflettere sull’importanza del nostro progetto e su come sia fondamentale sensibilizzare le famiglie e tutte le persone che gravitano attorno agli atleti, dai loro tutori ai coach, su come il ruolo della visione sia centrale nelle prestazioni sportive - conclude Velati - Gli screening delle edizioni precedenti hanno infatti rilevato che il 22% delle persone controllate non aveva mai effettuato un esame della vista, il 16% aveva un problema di salute oculare, il 36% necessitava di una prescrizione di occhiali da vista: a ciò si aggiunge spesso la difficoltà dei soggetti con disabilità intellettiva a relazionarsi con il personale sanitario, cui si sommano, in alcuni casi, anche i problemi economici. A tal proposito è previsto un programma di formazione dedicato a oculisti e ottici optometristi per sensibilizzarli sull’argomento» (nella foto, tratta dalla pagina Facebook di Special Olympics Italia, il passaggio della Fiamma della Speranza ad Asti).

Francesca Tirozzi

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